Home CRONACA Ti conosco, mascherina: mai più rischi (dicono) sugli “stock” sanitari

Ti conosco, mascherina: mai più rischi (dicono) sugli “stock” sanitari

419
0

Non avendo fatto tali calcoli sulla pandemia avvenuta, provano a farli sulla pandemia che forse un giorno verrà. Nuove direttive in materia di stoccaggio di materiali di protezione (mascherine, guanti, camici, occhiali e disinfettanti) sono state elaborate ed imposte da fine maggio – ma rese note solo oggi – in forma concorde da Giorgio Merlani medico cantonale e da Giovan Maria Zanini farmacista cantonale a nome dei rispettivi uffici, obiettivo il “garantire disponibilità ed approvvigionamento a lungo termine”. Nel protocollo, i cui concetti sono stati elaborati – così in comunicazione ufficiale – “sulla scorta dell’esperienza avuta con il Covid-19 nel corso dei mesi di marzo e di aprile” – sono stabilite tipologie e numeri per quanto riguarda: a) ospedali e istituti designati per l’assistenza ai pazienti contagiati; b) strutture sanitarie designate per la riabilitazione; c) altri ospedali e cliniche; d) istituti per anziani, invalidi e disabili; e) servizi di aiuto e cure a domicilio; f) servizi di soccorso preospedaliero; g) studi medici; h) farmacie; i) altri operatori sanitari.

Punto di partenza, ed ovviamente l’aspetto viene sottolineato, è l’essersi trovato il Ticino in una condizione diversa rispetto al resto della Svizzera al momento in cui la crisi sanitaria iniziò a manifestarsi: si disponeva di materiale di protezione in quantità superiori “a quanto raccomandato dalla Confederazione in caso di pandemia influenzale”. Peccato che il fabbisogno effettivo si sia “dimostrato (…) superiore rispetto a quanto era stato previsto dagli esperti”, al che tra l’altro sarebbe da porsi un interrogativo sulla capacità predittiva (o, peggio, di lettura della situazione) da parte dei menzionati esperti (menzionati, ma non indicati); ed ancora, “in alcuni àmbiti”, accadde che “taluni operatori erano sprovvisti di riserve proprie adeguate”, tanto che la fornitura del materiale venne “garantita dalla farmacia cantonale”, sicché la disponibilità risultò “sufficiente”.

Una copertura effettiva, dunque, non mancò mai, fatti salvi gli eventuali e normalissimi disguidi nell’ordine di poche ore o di qualche giorno. E, per di più, si sa – ad affermarlo sono lo stesso medico cantonale e lo stesso farmacista cantonale – che non sussiste più “difficoltà di approvvigionamento sul mercato internazionale”. Perché, dunque, procedere ad un adattamento (leggasi: incremento) delle soglie di “stock” secondo piano pandemico? E perché, quale parametro per ogni area (operatore sanitario, servizio e struttura), viene assunto il “consumo effettivo riscontrato nelle scorse settimane”? In via empirica, è l’unica risposta. Certezze al proposito non hanno né Giorgio Merlani né Giovan Maria Zanini: “In futuro, questo dovrebbe consentire alla farmacia cantonale, le cui scorte sono nel frattempo già state ristabilite, di intervenire nella distribuzione di materiale solo a titolo sussidiario e in una fase più avanzata dell’ondata pandemica”. Ah, ecco.