Home CRONACA Ticino nell’era covidiana, ozono e Pm10 da… paradosso

Ticino nell’era covidiana, ozono e Pm10 da… paradosso

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Tre decibel in meno, nei feriali, ai punti di rilevamento sulla A2 in corrispondenza degli abitati di Moleno (Bellinzona) e di Camignolo (Monteceneri); addirittura sei nel corso dei fine-settimana, il che equivale ad una riduzione del traffico veicolare nella misura del 75 per cento. È, questo, uno tra gli effetti collaterali della pandemia da “Coronavirus” su suolo ticinese, come emerge dalle nuove tabelle pubblicate sul sito InterNet del Dipartimento cantonale territorio, sezione “Osservatorio ambientale della Svizzera italiana-Oasi”; nulla che possa o che debba sorprendere, a rigore di traffico ridotto e di industrie ferme o a regime ridottissimo, risultando tuttavia interessanti almeno i dati numerici che, stante la progressiva riattivazione del settore secondario e di quello dei servizi, ben difficilmente rivedremo da qui ad una generazione. Ancora, largamente al di sotto dei valori-limite giornalieri ed annui (80 e 30 microgrammi il metro cubico di aria) risultano sin da fine febbraio i dati pertinenti alle concentrazioni medie di un agente inquinante qual è il biossido di azoto, con riduzione intorno al 50 per cento lungo la A2, fra il 35 ed il 40 per cento in città e nelle periferie ed intorno al 20 per cento nelle stazioni di misurazione che si trovano in zone discoste. Per contro, in accumulo il Pm10 dopo repentino abbassamento dei valori ad inizio marzo (ma qui un peso significativo hanno la prolungata assenza di piogge ed il periodo caratterizzato da temperature più basse rispetto al normale, e ad un tratto persino il repentino apporto di sabbia dal Sahara…); ad aprile, più volte sopra i 120 microgrammi il metro cubico anche i valori orari di ozono (spiegazione degli esperti: “Origine integralmente secondaria”, ossia numeri alti “dovuti a complesse reazioni chimiche” a loro volta “favorite da una lunga serie di giornate di tempo stabile con soleggiamento sopra la norma e temperature quasi estive” oltre che “dalla presenza di diversi inquinanti precursori, tra cui anche composti organici volatili”). Insomma: da una parte quel che è logico, dall’altra quel che è anomalo; in era covidiana, si direbbe, il meno che potesse accadere. In immagine, i dati sulle concentrazioni di ozono nel primo quadrimestre 2020.