Una cosa rientra nel prevedibile, ed è un prevedibile allarmante: su quell’area è da ipotizzarsi un nuovo crollo, e prossimo, per volumi di roccia e detriti fra i 30’000 ed i 50’000 metri cubici. Non è un caso se, fatta base le sette aziende all’epoca presenti ed operative, cinque vennero trasferite sul progetto iniziale dell’aprile 2013 e dotato di un credito complessivo da 9’002’086 franchi, ed una sesta è pronta ora ad andarsene sicché nella zona rimarrebbe una sola realtà; e non è un caso se da Palazzo delle Orsoline sponda Esecutivo è stato varato il messaggio per lo stanziamento di 3’056’044 franchi, di cui 1’091’444 quale sussidio cantonale ed il resto quale sussidio federale, il tutto a finanziamento del progetto complementare. Come ben si sarà compreso, cuore del problema – e del nuovo capitolo in una sorta di enciclopedia millenaria – è e resta la frana di Preonzo, ora in territorio comunale di Bellinzona: landa lasciata in prima battuta da “Artisa group holding Sa”, “Premel Sa”, “Carrozzeria Della Cassina Sa”, Comune (titolare del celebre capannone, realtà per l’appunto traslata in altra sede) e “Gerre Sa”, mentre ora viene annunciata partente la “Betra Sa”, i cui responsabili avevano preferito prendere tempo ossia gestire le probabili sospensioni del lavoro secondo le circostanze, un occhio sui movimenti della parete rocciosa ed un altro sui flussi di detriti ancorati in modo malfermo – e, difatti, essi si muovono – al pendio.
Riferiscono, dagli uffici preposti, che i vertici della “Betra Sa” – ramo logistica e trasporti – hanno liberamente ragionato sull’opportunità di trasferimento in altra zona industriale del Cantone, in verità preparandosi a far diventare l’azienda contribuente di Arbedo-Castione; ciò comporta che in area di pericolo rimarrà la sola “Ecotechnology Sa”. Quanto al pericolo di frane, rapida analisi: maggio 2012, crollo spaventoso (300’000 metri cubici circa); da quel momento, verifica degli spostamenti sia con estensimetri sia con mire geodetiche e riscontro di uno scostamento in generale inferiore a 10 millimetri l’anno, così come era stato nel corso del primo decennio (1990-2000); fra il 2013 e l’inizio del 2020, inoltre, la fessura principale sull’Alpe Roscioro consta essersi allargata di altri 63 millimetri; dai lembi dell’ammasso roccioso da cui ebbe luogo il distacco del 2012 è stata riscontrata una serie di movimenti tali da aver generato una crepa nell’ordine di varie decine di centimetri, con massimo ad oltre un metro in punto specifico. L’intervento economico è stato concordato con le massime istanze confederali; per l’operazione è previsto un indennizzo massimo nella misura del 70 per cento dei costi riconosciuti.