Nessuna evidenza di un’azione volontariamente sostitutiva e dolosamente prevalente sull’ordinario comportamento che è da tenersi in sede di accertamento, ergo nessun favoreggiamento della persona che era stata fermata per un controllo delle condizioni al volante. Entrambi prosciolti oggi in sede di Pretura penale a Bellinzona, sedente la giudice Elettra Orsetta Bernasconi Matti, i due poliziotti che nel novembre 2023 – notisi: 23 mesi per ottenere un responso in aula, il filo di una scure sulla nuca di due rappresentanti delle forze dell’ordine – si trovarono a tu per tu con Norman Gobbi, allora come ora consigliere di Stato ed all’epoca anche titolare delle competenze sulla Polcantonale, funzioni in tempi più recenti trasferite al collega Claudio Zali. Secondo il procuratore generale Andrea Pagani, sostenitore dell’accusa, i due imputati sarebbero stati da condannarsi e sul loro conto sarebbero gravate 50 aliquote giornaliere, con sospensione condizionale per due anni: al primo controllo con l’etilometro, Norman Gobbi – che non è mai stato indagato, ed a carico del quale non era mai stato ipotizzato alcun addebito – risultò un tasso di 0.28 milligrammi per litro, poi seguì quel che seguì e non fu condotto un esame del sangue. Nella valutazione della giudice, i poliziotti avrebbero in sostanza commesso un errore rispetto alla prassi, ma da parte di ciascuno di loro non sussisteva alcun motivo per chiudere un occhio, o entrambi gli occhi, tra l’altro mettendo in tal caso a rischio la propria carriera e il posto stesso di lavoro.
Vicenda chiusa, si direbbe. Pare in realtà che il procuratore generale intenda proporre appello e, pertanto, ad ottenere una motivazione scritta. Sul collo dei due poliziotti, dunque, il freddo della lama continuerà a farsi sentire: fors’anche in tal senso è da interpretarsi l’“umana vicinanza” espressa da Norman Gobbi, a verdetto espresso, all’indirizzo dei due agenti.