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Truffa piazzata, fuga con gli orologi: presi tutti e tre sul confine

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No, stavolta non se la sono cavata. Non l’ha fatta franca nessuno dei tre truffatori – tutti giovani: 20 anni uno di cittadinanza italiana, 24 e 30 anni gli altri due con cittadinanze di Italia e Croazia, etnia non precisata, residenza in provincia di Milano e forse si riesce anche a dedurre in quale contesto – che otto giorni addietro si erano resi responsabili di un “rip-deal” su suolo ticinese: in concorso tra effettivi dell’Ufficio federale dogane-sicurezza confini, Polcantonale, Polcom Chiasso e Polcom Mendrisio l’arresto della banda, che stava viaggiando a bordo di un’auto con targhe italiane ed ormai si accingeva a riguadagnare le lande di Tricoloria passando da un valico minore, di massima Vacallo zona Pizzamiglio su Maslianico nel Comasco. Dinamica a rigore di attendibile ricostruzione: i truffatori erano riusciti a fissare l’appuntamento, in luogo non precisato dal portavoce della Polcantonale ma geograficamente collocabile tra Mendrisio e Lugano, putacaso che fosse un ritrovo o una struttura alberghiera sulla Cantonale; erano riusciti ad incontrare il venditore, cioè il tizio che, giunto lì da Chissàdove est e convinto di aver trovato acquirenti interessati ai suoi orologi preziosi, era stato “agganciato” dopo il consueto giro di inserzioni su siti InterNet specializzati o generici; ed avevano anche fatto il colpo, cioè razziato la merce (elevato controvalore) rifilando carta straccia al posto dei soldi. Decisive, ai fini dell’identificazione del gruppetto, le informazioni giunte nel frattempo da un privato; la merce è stata trovata nel corso della perquisizione. Ipotesi primaria di reato: truffa; inchiesta nelle mani del procuratore pubblico Roberto Ruggeri; la restrizione della libertà è già stata convalidata dal giudice dei provvedimenti coercitivi.