E caragrazia che il Celje, in sede di mercato estivo, aveva perso una sorta di ariete e due trequartisti tanto da ripiegare su moduli agonistici all’insegna della prudenza, in ispecie per le partite in trasferta: per quanto riguarda la stagione agonistica 2025-2026, da stasera possiamo considerare chiusa la breve esperienza del Lugano nelle competizioni europee, sotto il peso di una “manita” inflitta oggi dagli sloveni in quel di Thun che per due lembi di esperienza continentale – è stato campo “di casa” per i bianconeri. 0-5 nella partita di andata del terzo turno di ConferenceLeague, chissà con quale spirito gli uomini di Mattia Croci-Torti scenderanno sul terreno di gioco al secondo confronto. Per dire meglio: chissà quali uomini di Mattia Croci-Torti si presenteranno; improbabile Mattia Zanotti, oggi sventuratissimo essendo entrato al 60.o ed uscito per infortunio al 67.o; in dubbio Renato Steffen, alla cui mancata convocazione manca la doppia spunta di verifica sicché il dichiarato malanno sa di diplomatico a copertura di confronto dialettico tutt’altro che diplomatico con altra figura apicale nello spogliatoio, e potrebb’essere a questo punto anche l’allenatore stesso. Ma sì, l’avete capito prima di noi: sta piovendo sul bagnato, sta diluviando, sta grandinando, siamo sotto alluvione e non c’è un Noè che ci porti fuori, dai.
Nel caso di uno 0-5 estemporaneo si direbbe che boh, è stata la serata storta e poi, si sa, le responsabilità individuali o di un reparto spostano eccome. Si risponde, a ragion veduta, affermando che di estemporaneo non c’è nulla da 17 giorni a questa parte: in EuropaLeague il meglio, 0-0 interno e 0-1 esterno con il Cluj; nel campionato di Dna, 1-2 domestico con il Thun e 0-4 a Sion; in ConferenceLeague, 0-5 domesticalternativo con il Celje. Si soggiunge, sempre a ragion veduta, che non fosse stato per Amir Saipi portiere – stiamo scrivendo questo e quasi non osiamo credere a cotanto ardire: non si risolve il dubbio di fondo sulle qualità, ma al ragazzo riconosciamo che gli mancò la fortuna, non il valore – staremmo a cercare pallottolieri nello scantinato di qualche scuola. Si conchiude affermando che, estremo difensore a parte, nessun si salva; quelli del Celje, durante il viaggio di ritorno, si staranno anzi domandando che cosa sia accaduto al Lugano nel volgere di cinque mesi, a marzo il doppio confronto negli ottavi di finale dello stesso torneo, andata 0-1 e ritorno 4-3 trasformatosi in 5-5 ai rigori e quindi con eliminazione dei sottocenerini, ma quale livello di tensione agonistica, allora. Stavolta, il meglio del Lugano nella sabongia di Uran Bislimi su “cross” di Ezgjan Alioski quand’ancora il tabellone dello stadio era in fase di accensione e nella traversa colta da Ousmane Doumbia al 47.o; abbiamo finito. Dall’altra parte: destro di Danijel Sturm (und Drang, viene da pensare, tal è stato l’impeto nell’arrivare sulla sfera e nel farle descrivere un arco pittoricamente apprezzabile) al 35.o, 0-1; rigore piazzato comodo da Franko Kovacevic quale esito di un fallo da impotenza in area (Mohamed Belhadj Mahmoud, schierato in condizioni fisiche buone forse per il “Subbuteo”, vanamente proteso a contrastare un avversario sgusciatogli da ogni lato), al 44.o, 0-2; di potenza proporzionale alla complessità del cognome dell’autore sarà lo 0-3 di Mark Zabukovnik, minuto 59; e qui partita morta e sepolta. Dal momento tuttavia che quelli del Celje sono metodici e precisini, altro rigore mandato a bersaglio da Franko Kovacevic (84.o) ed ultima maramaldeggiata nel nome di Marko Kvesic (89.o).
Altro da dirsi pare che non vi sia. Ah, no, una questione è in ballo: dicono che domenica il Lugano debba vedersela, in campionato, con quel Basilea che nell’anticipo di ieri si è preso il lusso di piallare lo Youngboys. Pauva, tevvove, ovvove.