(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 22.39) Meno parole si spendono, in questa fase, e più netta è la trasmissione del messaggio e della sua drammaticità; ma, oltre ad un contesto abominevole, a corroborare le accuse sarebbero fatti, documenti e prove, e per di più alcune ammissioni dei presunti colpevoli. Due persone, entrambe cittadine italiane ed entrambi residenti in un Comune del Bellinzonese, 45 e 50 anni le età, moglie e marito secondo quanto risulta al “Giornale del Ticino”, sono stati rinviati nelle scorse ore a giudizio davanti ad una corte delle Assise criminali per quelli che, con doverosa sommarietà, rientrano nella categoria dei reati sessuali con vittime minorenni, due i bersagli riconosciuti, e si tratterebbe dei figli della coppia stessa. A carico dei soggetti, che si trovano in stato di detenzione preventiva sin dall’aprile 2016 (a quel tempo una nota del ministero pubblico con cui alla stampa era stato richiesto il silenzio sulla vicenda, e ciò al fine di non compromettere la faticosa ricostruzione di quanto occorso), la procuratrice pubblica Marisa Alfier ipotizza addebiti quali violenza carnale ed altri atti a connotazione sessuale. Non situazione episodica, tra l’altro: pur nello stretto riserbo che si impone su un caso di questo genere, consta il fatto che quanto al centro del procedimento si sarebbe svolto “su un arco di più anni”; una descrizione agghiacciante, potendosi prefigurare gli abusi sin dall’età più tenera delle vittime.