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Varese: addio a “Dompi”, salvò San Fermo dalla morte psicogena

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All’età di 84 anni, nella Castano Primo (Milano) in cui era stato parroco e poi responsabile di comunità tra il 1998 ed il 2010 e dove dal 2015 operava da residente all’“Opera pia Francesca Colleoni De Maestri Onlus”, tra l’altro mantenendo incarichi nella Comunità pastorale di Turbigo-Nosate-Robecchetto con Induno, è morto l’altr’ieri don Giuseppe Monti, comasco per nascita, ordinato nel giugno 1967 avendo coltivato la vocazione anche nel periodo professionale seguente al diploma quale geometra. Don Pino Monti, per molti “il Dompi”, ha lasciato una traccia indelebile nella storia di Varese essendo stato coadiutore per 13 anni, dal 1967 al 1980, nel quartiere San Fermo, al tempo realtà di periferia in rapida e violenta trasformazione e non di rado accompagnato da cattiva fama; territorio di autentica frontiera, quello, tra analfabetismo, precoce abbandono scolastico e ricerca di un’identità almeno a fianco dell’antico borgo di Penasca ma non in sovrapposizione ad esso; al sacerdote toccò quindi l’impegno di agire a cucitura tra diverse sensibilità ed esigenze distinte, anche con la conduzione di un oratorio “speculare” a quello del rione Valle Olona Capitale, e spesso con attività estive in forma congiunta, suo sodale il lecchese don Piero Cresseri in simbiotico intento. Di più: in un quartiere che pareva rassegnato alla rinuncia alla vita (una Scampia da morte psicogena, ché quello era il rischio), egli profuse energie persino a scapito della salute per recuperare ragazzi in odore di sbandamento o già sbandati, mai esaltandosi per un successo (e ne colse a decine, forse a centinaia) e troppo spesso crocifiggendosi per una perdita.

Eroe del tempo, don Giuseppe Monti; e con tale espressione egli merita di essere accomunato a don Giuseppe Ambrosini, a don Luigi Gabbani, a padre Dionisio Ferraro ed a don Giulio Ambrosini, quattro dei cinque santi di Valle Olona, gli ultimi due dei quali venuti a mancare nelle scorse settimane.