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Pala & piccone / Rettore in rottura al “Papio”. Per un… giro di Boas

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Boas Erez, 62 anni, è stato proposto ieri quale nuovo rettore del “Collegio Bartolomeo Papio” in Ascona, ossia nella funzione in cui da 22 dei suoi 71 anni ha operato don Patrizio Foletti. Sulla candidatura deciderà monsignor Alain de Raemy, amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, ma la cosa odora di già definito; come si apprende da una nota, i membri del Consiglio di fondazione e lo stesso monsignor Alain de Raemy concordano sull’“affidare la conduzione dell’istituto ad una personalità credente ma laica”. Problema insussistente, quello di un laicattolico (o cattolaico che dir si voglia) al posto di un religioso per professione di fede, ché per esempio il laico Vincenzo Buonomo da Gaeta in provincia di Latina (Italia) divenne rettore nel 2018 – ed in tale ruolo rimase sino ad un anno fa – della “Pontificia università lateranense” voluta da papa Clemente XIV; e nemmeno si fa questione dell’essere Boas Erez un convertito recente al cattolicesimo, ché a volte si è cristiani capaci di interrogarsi senza aver (ancora) trovato il modo, il tempo, la maturità per l’atto di piena adesione alla Chiesa universale, quella di Pietro.

Altro vi è, invece. A buona memoria: Boas Erez è quella stessa figura che aveva apertamente sostenuto la causa dei già molinari già macellari a Lugano; è quella stessa figura di cui si ricorda il siluramento dalla conduzione dell’“Università della Svizzera italiana” per ormai insanabili dissensi interni; è quella stessa figura che rischiò di mettere in crisi le relazioni tra ateneo e Municipio di Lugano; è quella stessa figura che teorizza una “maggiore accoglienza” da parte del Ticino “anche per cercare di risolvere il problema demografico”; è quella stessa figura che d’improvviso si proiettò sulla scena politica puntando direttamente al Consiglio di Stato, l’anno scorso, con la lista unitaria “Socialisti-Verdi del Ticino”, piazzandosi sì secondo (davanti al vuoto cosmico, peraltro) ma a distanza di 13’720 consensi – una caterva – dalla vincitrice della comoda corsa alla successione di Manuele Bertoli; è quella stessa figura – si vorrebbe ricordare: un matematico, per formazione – che nella seduta granconsiliare di lunedì 17 giugno 2024 è stata eletta all’interno del Consiglio della magistratura per il periodo da luglio 2024 a dicembre 2028. Non si ha allora idea, cattolicamente e per causa parlandosi, la “ratio” di una simile investitura messa lì e confezionata a pacchetto. Ipotesi numero uno: l’apertura di vie a nuovi livelli di collaborazione? Ma dai, il mondo è pieno di “stakeholder” che possano spianare il terreno, ed in ogni direzione. Ipotesi numero due: una difficoltà (non rivelata, ma non irrilevante) di generare attrazione per i potenziali allievi? Forse. Ipotesi numero tre: il tentativo di sterzare dopo la ancora irrisolta – ma drammatica – vicenda legata ai presunti abusi di don Rolando Leo, tuttora ristretto nel sistema carcerario, in pratica cogliendosi l’occasione dell’uscita di don Patrizio Foletti per imporre una nuova linea in qualche modo dettata dal rigore o che il rigore dovrebbe esprimere all’esterno? Beh, boh.

La modalità della comunicazione, sia detto, è tale da lasciare perplessi persino alcuni che in un edificio religioso hanno messo piede tre volte nella vita, e solo per ammirare un tabernacolo o un dipinto. In tempi normali, il nome di un Boas Erez alla conduzione di questo istituto avrebbe peraltro suscitato reazioni immediate e largamente avverse in ampi strati del cattolicesimo ticinese, dai presuli alla base dei fedeli. Il “Collegio Bartolomeo Papio” risale per identità all’anno 1585 e dunque è sopravvissuto ad ogni genere di disgrazia e di eventi luttuosi; dandosi credito alla Prima lettera ai Corinzi, 10:13, si sa che Dio “(…) è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze (…)”, giacché “(…) con la tentazione (Egli) vi darà anche la via d’uscita (…)” in modo che tale tentazione si possa superare. Ecco, ci dicano, dal Consiglio di fondazione del “Collegio Bartolomeo Papio”: quale è la tentazione, qui, e da chi è venuta?