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Gran Consiglio, tassa di collegamento rottamata dal… nuovo triciclo

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Il Gran Consiglio ha parlato, il Gran Consiglio ha tuonato, e fuori dal Gran Consiglio qualcuno – non senza diritto – dirà che oggi è stata messa una pietra tombale sul senso proprio dell’esercizio dei diritti popolari: con lo scarto di due schede, risultando a rigor di tabellone la presenza di 44 favorevoli, 42 contrari e due astenuti, il progetto della cosiddetta “tassa di collegamento” è finito oggi nel deposito da rottamazione. Al momento del voto su specifico rapporto di maggioranza, ed il documento era ovviamente teso a far accogliere l’iniziativa popolare per l’abrogazione dell’imposta concepita “con scopo di orientamento a carico di chi genera importanti correnti di traffico”, si è in sostanza dissipato nell’aria uno tra gli argomenti che dal 2016 (anno del “sì” in votazione popolare) ad oggi (vigilia dell’entrata in vigore, ché il prelievo avrebbe formalmente avuto luogo a partire dal 2025) è stato oggetto di infinite discussioni e di asperrimi dibattiti, con tesi legittime ma non ben si sa se sempre nell’interesse di indigeni e domiciliati.

Di fatto, i membri del Legislativo si sono trovati oggi a prendere posizione sul “prodotto” di un’iniziativa popolare che, su lancio dalle sponde udicine, era stata corroborata dalle firme di circa 16’000 cittadini. Evenemenziale l’asprezza del conflitto nel Centrodestra: Udc a formar novello triciclo con quasi tutti i deputati di Partito liberale-radicale e neocentristi giàp (più helvethicisti ed avantisti), Lega dei Ticinesi in alleanza estemporanea con “Verdi del Ticino” e Partito socialista (più comunisti e Mps); nodo della questione uno dei fondamentali su cui si basa l’esercizio della democrazia, ponendosi infatti l’abrogazione di una norma voluta dai cittadini – quel voto ci fu, e nessuno ne contestò la validità – prima ancora che la norma sia giunta ad effetto; per la cronaca, constava il fatto che profitti e perdite da tassa di collegamento sarebbero stati passati al vaglio e verificati alla scadenza del primo triennio dall’avvenuta introduzione.

In tal senso Claudio Zali, direttore del Dipartimento cantonale territorio e propugnatore del controprogetto con cui era prevista la limitazione del provvedimento ai posteggi aziendali (escluse dunque le superfici pertinenti a supermercati e centri commerciali), non ha esitato a bollare il rapporto di maggioranza come una congerie di “falsità”, a “distorsione del vero” e ad “affermazione del falso”, financo con affermazioni – se non si è udito male, ma ciò non pare proprio – “scritte e sottoscritte in malafede”. Per parte sua esulta Sergio Morisoli (Udc da “Area liberale” in provenienza dal Plr), cui non pare vero di poter pubblicare via “Facebook” due schermate a confronto: “Nel 2015 eravamo solo sei contrari (puntini rossi); oggi, nove anni dopo, a maggioranza (44 a 42, puntini verdi) abbiamo abolito la tassa di collegamento. Vittoria; non sempre per niente passa il tempo…”. In immagine, il raffronto tra voto del 2015 e voto odierno (l’esito riportato nella seconda schermata è stato poi rettificato).