Motivi vari di interesse, ma anche di perplessità circa la scelta degli ospiti-relatori, presenta la sesta edizione di “Endorfine”, evento posto in calendario tra venerdì 13 e domenica 15 settembre al “Palacongressi” di Lugano. Di sicuro coerente e valida la scelta del tema “Vertigini” quale àncora per gli otto incontri: danno vertigini e sono fonte di preoccupazione, come sostengono i promotori, tanto “la grande rivoluzione tecnologica imposta dall’intelligenza artificiale” (ma perché dire che è “imposta”? L’intelligenza artificiale è essa stessa rivoluzione tecnologica) quanto i focolai di guerra “sempre più estesi” (il che è vero, secondo l’attestazione del “Global peace index 2024” pubblicato in giugno, solo parlandosi in termini numerici e con limitazione ad un periodo retrospettivo di breve termine rispetto alla storia dell’umanità, anche restandosi alla sola era contemporanea); vertigini sono tuttavia – e qui un almeno parziale consenso – quelle che sono determinate non da senso di malessere o di paura ma da manifestazioni dinanzi a fatti straordinari o a cose straordinariamente belle.
Così definito il campo, vediamo chi sarà in campo (e, auspicabilmente, non si sottrarrà al confronto con il pubblico; questo, almeno, dovrebb’essere lo spirito di “Endorfine”, che in caso contrario si ridurrebbe ad una serie di conferenze). I nomi: Benjamín Labatut, scrittore cileno nato nei Paesi Bassi (“Quando abbiamo smesso di capire il mondo”, “Maniac”, “Después de la luz”), sull’intelligenza artificiale; Dmitrij Andreevic Muratov, giornalista russo (fu direttore della “Novaja gazeta”, ha ricevuto il Nobel per la pace nel 2021), sulla libertà di stampa; Deepti Kapoor, scrittrice indiana (“L’età del male”), sulle contraddizioni anche oscene della società del suo Paese; Eshkol Nevo, scrittore israeliano (“Legami”; è anche autore di un “Diario di guerra” sulle pagine del “Corsera”), e Suad Amiry, architetta e scrittrice nata a Damasco in Siria (“Sharon e mia suocera”, “Se questa è vita”, “Murad Murad”), entrambi sul conflitto in corso tra Israele e l’organizzazione terroristica “Hamas”. Dall’Italia, poi, due tocchi lievi (l’attore e comico Marcello Macchia – meglio noto come Maccio Capatonda – e la giornalista Selvaggia Lucarelli, autrice del libro “Il vaso di Pandoro” dedicato alle vicende della già “influencer” Chiara Ferragni). Incommentabile, infine, la scelta di Romano Prodi – già presidente della Commissione europea, già per due volte capo di governo in Italia, plurifondatore di partiti, primo responsabile dell’introduzione dell’euro e delle sue sciagurate conseguenze sulle economie di varie nazioni – quale referente ed interprete delle questioni geopolitiche, per “fare il punto sui principiali fattori di instabilità dell’Europa e del mondo, con un occhio rivolto alle elezioni” negli Stati Uniti.
Ingresso a pagamento per tutti gli appuntamenti di “Endorfine”. Nell’immagine, Benjamín Labatut.