Canonico cartello affisso in gran copia nei posteggi di supermercati, aziende, enti e privati: in esso, a prima vista, sono preannunciate sanzioni draconiane a carico di chi lasci lì l’auto senza avere diritto. Sicuri sicuri? Oh, la norma citata è corretta, riferendosi essa ad un diritto esercitato dal titolare del fondo; giusta è anche l’indicazione circa la cifra massima della multa. Che tuttavia, a rigore di quanto scritto e stampato, non sarà mai emessa: essa viene infatti “comminata”, non inflitta; e “comminare”, sino ad inesistente prova del contrario, significa ancora “minacciare”, in piena derivazione dal deponente latino “cum-minari”. In àmbito giuridico, dove le bestialità linguistiche (e non solo) sono all’ordine del giorno, provano da anni a far passare un’“estensione” di significato; dubbio sarebbe, di suo, anche “irrogare”, verbo cui tuttavia i linguisti tendono a concedere uno straccio di cittadinanza nel contesto di cui trattasi. Se vi càpita dunque di sentire qualcuno che dica “Ti commino (o “Ti còmmino”, alla latina, ndr) una multa”, ridetegli in faccia: oltre che sbruffone, è uno sgrammaticato. Post scriptum indirizzato ai produttori del cartello: dal momento che prima o poi dovrete ristampare, siate diligenti e correggete anche l’accento di quel verbo “essere” alla terza persona dell’indicativo presente..