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Hockey Nl / È proprio un anno da «zero tituli»: Lugano fuori dal “play-off”

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È un’eroina sincera, Annie Girardot, sotto la regìa di André Cayatte in “Morire d’amore”; ma muore. È un personaggio che si fa adorare, Ali MacGraw, in “Love story”; ma muore. Ed è stato un Lugano commovente, quello di stasera all’ultima chiamata per i quarti di finale del “play-off” nell’hockey di National league: bello come poche volte in questa stagione, straordinario nel buttarsi all’inseguimento sulla traccia del FriborgoGottéron con l’invenzione di uno “shorthanded” furente (24.28, Daniel Carr su ispirazione di Calvin Thürkauf, 1-2) ed ancora trovando un riavvicinamento a 34 secondi dall’ultima pausa, qui a bersaglio l’irriducibile Calvin Thürkauf, 2-3); ma è morto, agonisticamente parlandosi, per questo campionato, finendo fuori dalla corsa al titolo. Nonostante un’ultima frazione da urlo, aggiungiamo, 12 tiri contro quattro e ad un certo punto lo scarto era nell’ordine dell’11 contro uno, tali e tanti polmoni e garretti sono stati buttati sul ghiaccio; nonostante, lo si ribadisce, una prova degna di miglior sorte. A chiudere i conti con 18 secondi ancora sul cronometro, gabbia vuota per il richiamo di Niklas Schlegel, Christoph Bertschy già autore del 2-0 (21.57) ed al “record” personale di produttività in campionato; prima di lui Killian Mottet (17.35), dopo il solito Christopher DiDomenico in “power-play” (30.28). Dal temutissimo Marcus Sörensen, non reti ma opere assistenziali, due i timbri sul tabellino personale per salire a quota sei (più due goal); già bravi, i bianconeri, nel limitarlo a sei tentativi ed a tenerlo fuori dalla pista il più possibile, tirando invece il collo a Ryan Gunderson (25 minuti e mezzo di partita, mica male).

Si è detto quel che si poteva dire, gente, per un congedo che è amaro e che lascia il Ticino, una volta di più, ai margini dell’hockey “che conta”. Un anno a vuoto, con quanto è stato speso e con quanto servirà per allestire organici dalla qualità almeno una tacca sopra quella vista nel torneo 2023-2024 (una tacca sopra: squadre equipollenti rimarrebbero sugli stessi risultati, già nella migliore delle ipotesi); un anno da “zero tituli”, bianconeri o biancoblù o di qualunque altro colore si sia. Può capitare; peccato che stia capitando sempre da queste parti. E, sinceramente, ci si stufa un tantino quando ad aprile restano disponibili solo le panche degli spettatori.