Tutto diceva contro di lui. Tutto. Ed ora credeteci quando affermiamo che nel football americano, anche al massimo dei massimi livelli, può passare alla storia un ragazzo per nulla scarso ma venuto dal nulla. L’ha fatto, qualche ora fa, il 24enne Brock Purdy giunto ad un passo, anzi, a tre secondi dal firmare il ritorno dei San Francisco 49ers sul tetto del mondo; a tre secondi perché proprio in quel batter di ciglio che separava i californiani dalla conquista del SuperBowl numero 58, nel catino dell’“Allegiant stadium” di Paradise che è poi come dire Las Vegas, si è consumato il dramma di un sorpasso subito, sicché a gioire sono stati i Kansas City Chiefs in replica del successo colto lo scorso anno, Patrick Mahomes dirimpettaio di Brock Purdy per ruolo non era stato impeccabile ma al momento del bisogno si è messo nella condizione di chiudere i conti a modo suo. Eppure non di Patrick Mahomes dominante (ha vinto tre SuperBowl, forse non arriverà a metterne sette in bacheca come riuscì a Tom Brady ma altri obiettivi non gli sono di certo preclusi) si vuole parlare qui; qui si vuol rendere merito allo sconfitto, al Davide il cui salario annuo è un trentesimo di quello dell’antagonista. Brock Purdy, sì, con la maglia dei Cyclones di Iowa State si era distinto eccome a livello universitario, ma alla “draft” Nfl del 2022 era finito 262.o su 262, ultimo degli ultimi. All’ultimo degli ultimi, per tradizione inaugurata nel 1976, va il premio come “Mister Irrelevant”, traduzione non necessaria; la cosa potrebbe suonare anche simpatica come un riconoscimento all’ultimo del gruppo dei corridori, in fondo ce l’hai fatta anche tu, figliolo. Ed invece, nella notte del Nevada, un nulla mancò a che si dovesse riscrivere la voce sui vocabolari.
Il mondo alla rovescia. Anzi, no – 32 franchigie a 53 giocatori l’una fanno 1’696 elementi la cui carriera è in media superiore alle sei stagioni; sul passo dello zero virgola zero per cento sono le probabilità di ingresso di uno che venga da così lontano. Ogni tanto succede, per la precisione 26 volte in tutto nella storia, ma di solito in ruoli da specialisti o di linea. Andare a conquistare l’anello è un altro paio di maniche: ci era riuscito il linebacker Marty Moore nel 2001 con i New England Patriots, ci era riuscito il kicker Ryan Succop nel 2021 con i Tampa Bay Buccaneers, perché il football americano – unico tra i quattro grandi sport professionistici negli Usa a definire il vincitore dell’anno in partita secca – è fondato sulla dottrina del “Non succede, ma se succede…”, cioè mai sottovalutare chi ti porta un “curriculum” scritto a mano e con le macchie di caffè su due angoli del foglio. Ma per un quarterback l’impresa è non solo più difficile; per un quarterback l’impresa è al limite dell’impossibile. Ora sappiamo almeno quale è la dimensione di questo limite: tre secondi. Potenza dell’intesa – Il singolo, vero, non basta; Brock Purdy, che all’arrivo in squadra – anno 2022 – era solo un terzo quarterback alle spalle dell’inamovibile titolare Jimmy Garoppolo e di un “back-up” altrettanto garantito, si è trovato a calarsi in dimensioni che erano state costruite per altri; buona testimone di tale attitudine all’adattamento, per stare al SuperBowl appena andato agli archivi, è stata la collaborazione con il runningback tuttofare Christian McCaffrey, alto come lui e di peso simile al suo ed ai 49ers dal 2022 come lui, un dialogo alla Joe Montana con Jerry Rice sempre per stare in casa dei californiani, ma parliamo di quattro decenni addietro. E giusto, il nome menzionato richiama una riflessione: in materia di quarterback, San Francisco ebbe gente come Yelberton Abraham Tittle e John Brodie e Jim Plunkett e Joe Montana e Steve Young ed Alex Smith, e tra questi l’unico a non essere stato pescato al primo giro della “draft” Nfl fu Joe Montana arrivato solo al numero 82 nel 1979 roba da pazzi se si pensa alla carriera (quattro titoli, per tre volte miglior giocatore delle finali) del geniale “Comeback kid”. Chissà che valga come buon viatico per il novello eroe, chissà: Joe Montana era lì, in tribuna, a guardarlo con tanto d’occhi.
La morale – Brock Purdy avrà una notte infame, come tutti quelli di cuore e che passano attraverso le Forche caudine della sconfitta acida. Per quanto visto, in termini di qualità la distanza da Patrick Mahomes esiste ma non si avverte; e questo, nel football, conta parecchio. Peccato per l’occasione perduta, ma non è detto che un’opportunità non si ripresenti presto: del resto, l’ardimento è sempre da premiarsi. Ci vorrà un po’ di tempo, ecco, in materia di salario: sino a dopo la stagione prossima, per una norma legata al fatto che ha già un lavoro come dire che il suo contratto è vigente, Brock Purdy non avrà modo di rinegoziare gli accordi economici con la dirigenza della franchigia.