(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 18.28) Ha ferito una connazionale, compagna o moglie che sia, forse durante un alterco o forse in modo proditorio, nella notte tra sabato 20 e domenica 21 gennaio, all’interno dell’appartamento occupato in via Emilio Bossi a Chiasso; si è impossessato – tale la realtà, se la si vuol descrivere come essa è: un rapimento, o almeno un atto antitetico alla volontà dell’altra persona avente pari diritti sulla prole – dei due bambini che parimenti si trovavano in quei locali; sùbito dopo è sceso nel parcheggio, ha caricato i due minorenni sull’auto di proprietà, ha ingranato la marcia e si è dileguato verso nord, massima spinta con destinazione ignota; a distanza di poco più di tre ore è stato individuato, intercettato e fermato a Brienz, nel Canton Berna, zona lago. Già ritrasferito su territorio cantonale ticinese ed in stato di arresto un 32enne eritreo, sommariamente indicato come abitante “nel Mendrisiotto” ma che per l’appunto vivrebbe o sarebbe vissuto a lungo nello stabile in cui è avvenuto il fatto di sangue, autore dell’aggressione ai danni di una connazionale 35enne di cui, per quanto non vengano precisati domicilio e/o dimora e/o residenza, è deducibile lo “status” in rapporto al feritore; la donna, come da prima evidenza riscontrata ad opera di sanitari del “Servizio autoambulanza Mendrisio” e confermata dai medici in ospedale, ha subito lesioni alla testa ma risulta essere fuori pericolo.
Dandosi per probabile un movente da definirsi nell’àmbito delle relazioni interpersonali, in gran parte da ricostruirsi il quadro d’insieme: non vi è notizia circa l’identità dell’autore o dell’autrice della telefonata pervenuta intorno alle ore 1.26; non si sa se gli agenti della Polcantonale, con il supporto dei colleghi della Polcom Chiasso, abbiano dovuto sfondare una porta per raggiungere la 35enne; da accertarsi anche la tipologia dell’arma (un blocco di pietra, più probabilmente un peso fermacarte o fermaporta) con cui constano essere state inferti più colpi; non è nemmeno chiaro il senso della fuga di un soggetto che, pur nell’ipotizzabile stato di agitazione conseguente a quello che si configura come un uxoricidio non compiuto (a carico del 32enne si profilano difatti addebiti per tentato omicidio e lesioni gravi), per forza di cose era costretto ad immaginare l’avvio di immediate ricerche e con l’utilizzo di strumenti dall’elementare al sofisticato. Difatti: informativa sia alle autorità di frontiera (compartecipi gli operatori dell’Ufficio federale dogana-sicurezza confini) sia alle altre forze di polizia, queste ultime coinvolte in modo diretto sull’avvenuto accertamento della direzione presa dal 32enne, e contestuali firma e diffusione di un ordine urgente di fermo, contemperandosi tuttavia l’esigenza di un approccio non traumatico stante la presenza dei bambini nella vettura ovvero non potendosi escludere reazioni inconsulte da parte dell’uomo. Nel corso della peregrinazione, sempre sulla direttrice della A2, il soggetto è stato in sostanza preso in “consegna visuale” da specialisti delle singole forze cantonali di polizia, sino al momento dell’intervento di agenti della Polcantonale Berna; a questi ultimi il compito di porre fine ad una fuga sulla distanza di 230 chilometri circa.
Per quanto consta al “Giornale del Ticino”, e detto dell’arresto provvisorio cui il 32enne è stato sottoposto al termine degli interrogatori (titolare del “dossier” è il procuratore pubblico Roberto Ruggeri), tra l’uomo e la donna alcuni problemi sarebbero insorti già tempo addietro, tanto da suscitare l’attenzione di operatori dei Servizi sociali del Comune di Chiasso. I due bambini, nel frattempo fatti rientrare su territorio cantonale con massima sensibilità stanti i traumi vissuti, risultano essere stati affidati ed inseriti temporaneamente in strutture comunitarie protette.