Nemmeno il tempo di mettersi in testa il cappello e di lasciare la scrivania, ed ecco che Alain Berset già membro socialista dell’Esecutivo federale va a caccia di nuovi incarichi: ambizione fresca di giornata, nientemeno che il ruolo da segretario generale del Consiglio d’Europa; il quale Consiglio d’Europa è per autodefinizione “la principale organizzazione di difesa dei diritti umani in Europa” (ah, la modestia avantutto…) e quale missione rivendica “la promozione della democrazia e dello stato di diritto in Europa e non solo” (oh, gli esportatori di democrazia…), e di più ancora si investe di una “priorità assoluta” nel “sostenere l’Ucraina nella guerra di aggressione da parte della Russia per aiutare ad assicurare responsabilità e giustizia” (ih, gli strateghi a tavolino…); che cosa sia l’aiuto ad “assicurare responsabilità e giustizia”, parlandosi del concetto in sé, non si capisce e non sanno nemmeno al Consiglio d’Europa; che cosa sia il sostegno all’Ucraina ad avviso di chi comanda all’interno della struttura, invece, si comprende benissimo anche perché l’assenza di risultati, tra l’altro al prezzo corrisposto in varie forme, è sotto gli occhi di tutti. In questo senso, Alain Berset è sul serio la persona ideale: porta la lobbia, ed in mezzo alle “lobby” che spiegano al mondo una propria visione della democrazia (fra i Paesi aderenti al Consiglio d’Europa: Turchia ed Azerbaigian, sicuri campioni dei diritti umani, no?) sarebbe un lobbista perfetto.