In un tempo nel quale l’incrocio delle informazioni sulle banche-dati è pane quotidiano per gli inquirenti, da folli o da stupidi è il pensare di scansarla sui contributi pubblici per dichiarata indigenza quando magari si svolge un’attività a tempo parziale “in proprio” o, addirittura, si è dipendenti con regolare contratto. Piuttosto sorprendenti gli 11 casi scoperti durante i controlli effettuati da operatori della Guardia di finanza in vari Comuni dell’Alto Lario ed afferenti alla percezione del cosiddetto “reddito di cittadinanza”: un titolare di partita Iva si era “dimenticato” di riportare correttamente i ricavi, riuscendo pertanto ad infilarsi nella fascia di coloro che potevano accedere al beneficio; vari soggetti avevano evitato di indicare i redditi di parenti conviventi, in questo modo facendo emergere una situazione di ristrettezze economiche per l’intero nucleo famigliare. Al limite dell’incredibile l’impudenza di due altri uomini: a rigore di accertamenti esperiti, entrambi i sedicenti disoccupati erano invece occupatissimi, l’uno in Francia e l’altro addirittura frontaliere in Svizzera. L’entità delle somme percepite si situa attorno ai 135’000 euro.