È durata sì e no due minuti l’intima esultanza di due criminali che sei giorni addietro ovvero mercoledì 11 ottobre, come si apprende stamane da fonti del ministero pubblico, credevano di essere riusciti a piazzare una truffa stile “rip deal” in un negozio a Lugano quand’invece, all’intorno, si stava già piazzando il dispositivo delle forze dell’ordine. Dinamiche: a) rispondere ad un’inserzione pubblicata dal titolare dell’attività e legata alla vendita di orologi dal valore dichiarato come “ingente”; b) acquisire informazioni particolareggiate con vari contatti, giungere all’appuntamento, Delinquente1 e Delinquente2 l’uno furbo e l’altro scaltro; c) dare inizio alla trattativa e farsi mostrare la merce; d) applicare trucchi elementari – ma ancora efficaci, pare – in cui con la voce e con lo sguardo si distrae e con la mano si fa sparire quel che si voglia rubare, sostituendolo con pezzo analogo ma tarocco; e) mostrare disinteresse o trovare una scusa e svignarsela, orologio buono preso, orologio falso lasciato. E qui la fine dell’avventura, sicché chi voleva tirare il pacco si è ritrovato ad essere pacco per il conferimento ad idonea struttura del sistema penitenziario cantonale: supporto logistico da effettivi della Polcom Lugano, arresto compiuto da agenti della Polcantonale, di fatto flagranza, beni recuperati.
Merce d’importazione si sono rivelati i banditi: rumeno residente in Romania, 41 anni, il sedicente compratore; francese residente in Francia, 24 anni, la spalla; etnia non dichiarata nella nota-stampa, così come non si ha conferma circa il punto d’appoggio (diciamo, in linea di ipotesi, che esso si trovi a qualche manciata di chilometri oltre il confine a sud) utilizzato dai due. Sempre di massima, entrambi i soggetti sono implicati in altri colpi dello stesso genere; non a caso, quale ipotesi di reato, figura la ripetuta truffa aggravata commessa per mestiere. L’inchiesta è coordinata dalla procuratrice pubblica Anna Fumagalli.