Si chiude una porta, si apre un portone. Sconfitto oggi anche nella gara di ritorno del “play-off” per l’accesso alla fase ai gironi della Europa league, il Lugano pedatorio chiude con rammarico questa esperienza ma rimane nel “giro” continentale rientrando dalla porta di servizio al piano inferiore, cioè in Conference league, dove peraltro la compagnia di qualità non manca. Circa il confronto odierno a Ginevra, campo “casalingo” per le note questioni pertinenti allo stadio, i bianconeri erano chiamati a ribaltare lo 0-2 patito una settimana fa ad opera della Royale Union Saint-Gilloise e già al 7.o, sullo 0-1 firmato dal germanico Dennis-Yerai Eckert Ayensa, si sono trovati a dover scalare l’Everest; qualcosa ha a quel punto potuto l’orgoglio, ma poco hanno dato le gambe e soprattutto la testa, sicché a conti fatti si potrà dire che la palma del miglior uomo in maglia Lugano va a Steven Deana, 33 anni, elemento di cui la maggior parte dei tifosi nemmeno conosceva l’esistenza, figurarsi sapere che costui fosse sotto contratto con la società. Ed invece: Steven Deana, sciaffusano cresciuto nelle giovanili a Zurigo e poi itinerante tra Vaduz, Sion, Aarau, Sion, Wil ed Aarau prima d’un biennio al Duisburg in Germania e del rientro in Svizzera nelle quote del Servette, è andato in campo da… quarto portiere essendo infortunati Amir Saipi da qualche giorno e Sebastian Osigwe sin dal ritiro estivo a Malles Venosta e risultando Serif Berbic fuori dalla lista depositata alla Ueta (una questione di contingenti); potrà pertanto dire d’essere stato a disposizione in campo europeo persino il neo18enne Diego Mina, quinto in linea di successione ma stasera a tabellino come portiere di riserva.
Digressione a parte, sul terreno di gioco si è concretizzato il timore principale già aleggiante nello spogliatoio dei ticinesi durante l’intera settimana: risalire dallo 0-2 è difficile di suo, quasi impossibile diventa il farlo contro un avversario ancorato alla qualità tecnica – eventualmente con l’arma della precisione da preferirsi alla velocità – e che avrebbe agito di rimessa. Così il goal del vantaggio, nelle forme d’un mezzo scavetto dell’attaccante piazzatosi solingo davanti a Steven Deana e lì beneficiario di un assist di Cameron Puertas; così l’azione in cui i bianconeri si sono trovati vicinissimi a ri-capitolare, salvifico il palo; quanto alle speranze di rimonta, non memorabili ma almeno da considerarsi una conclusine di Allan Arigoni (20.o), un profiino di Mattia Bottani (46.o), poi cinque buoni minuti – diciamo dal 54.o al 59.o – in cui è parso che la pattuglia di Mattia Croci-Torti avesse ritrovato la voglia di crederci, ergo Zan Celar e Jonathan Sabbatini a timbrare il cartellino, ma amen. Giusto che vada avanti la Royale et cetera: non è ovviamente la stessa squadra che diede sette nazionali al Belgio per vincere l’oro olimpico ad Anversa nel 1920, ma merita simpatia ed apprezzamento questa multinazionale che, lasciati al 1935 gli ultimi fasti da titolo (l’11.o conquistato), è riemersa dalla quarta serie dopo una serie di sprofondamenti, ha sofferto a lungo mancando anche qualche promozione agli spareggi, dal 2021 è di nuovo nell’“élite” belga e, dopo aver infilato un secondo ed un terzo posto in campionato (sfumata nei minuti di recupero dell’ultima partita la possibilità di centrare il successo pieno…), anche ora guarda dall’alto verso il basso lo storico Anderlecht di cui condivide lo stadio per gli appuntamenti europei.
Le strade si dividono: capiremo poi se per caso, ed a ben vedersi, l’essere “retrocessi” in Conference league sia una mezza fortuna.