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2004-2023, caso chiuso: di Franco Colombi i resti trovati alle Bolle di Magadino

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Almeno abbiamo una risposta, dopo oltre 18 anni; quella da sempre temuta, quella cui ci si era rassegnati, quella che ci permetterà finalmente di dar sepoltura a quanto rimane di una degna persona che tutti avrebbero voluto come amico. Sono di Franco Colombi, cittadino svizzero scomparso da Tenero-Contra frazione Tenero nel pomeriggio di sabato 11 dicembre 2004, i resti mortali individuati in due distinti momenti della primavera scorsa nella zona delle Bolle di Magadino, venerdì 14 aprile su casuale scoperta da parte di un escursionista grigionese poi messosi in contatto con le autorità e giovedì 27 aprile grazie ad un intervento organico – operativi agenti della Polcantonale, inquirenti del corpo stesso e medici legali – ad ampio spettro; da fonti di ministero pubblico (l’inchiesta è stata coordinata dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier) e Polcantonale, oggi, la conferma sulla scorta di indagini esperite sui materiali raccolti, anche per tramite di analisi di diagnostica molecolare del Dna. Nelle prime tracce si era imbattuto l’escursionista in un’area solitamente ricoperta da acque del Verbano ma emersa in pieno sole durante il periodo di siccità e, tra l’altro, di recente interessata da interventi forestali; frammenti ossei, oltre a residui di vestiti e ad oggetti, erano stati poi rilevati durante le ricerche condotte in modo specifico. Come indica il portavoce della Polcantonale, non è stato possibile l’accertamento delle cause del decesso: da propendersi per il malore o per una caduta in acqua durante l’abituale passeggiata quotidiana.

Di Franco Colombi, che aveva 42 anni al tempo della scomparsa e ne avrebbe compiuti dunque 61 nel marzo scorso, a Tenero tutti sapevano tutto e tutti conoscevano le qualità: gentilezza, disponibillità a dare sempre una mano, ritrosia che qualcuno avrebbe potuto scambiare per introversione, forte attaccamento alla famiglia (la cura della madre, venuta a mancare poco tempo prima che il figlio scomparisse, e l’attenzione verso un nipote che egli non mancava mai di accompagnare a scuola). Figura distinguibilissima nella massa, poi, il “Cica”: tarchiato, un volto cinematografico da poliziottesco Anni ’70 – gli si disse una volta e la cosa gli aveva fatto piacere – anche per via dei baffi ben curati, e della giacca di montone che era sua invariabile compagna invernale. Aiuto cuoco e poi cuoco, per professione coltivata purtroppo con maggior passione rispetto alle opportunità avute. Una quotidianità di “presenza”, dalle parti di piazza Guglielmo Canevascini che di Tenero, ancora a quel tempo, era nello stesso tempo vetrina ed assemblea cittadina permanente e punto d’incontro senza che vi fosse bisogno di prendere appuntamenti. Circa l’ultimo giorno di vita di Franco Colombi, ché è presumibile il decesso in quello stesso sabato 11 dicembre 2004, nelle ricostruzioni si era giunti sin verso le ore 16.30: pasto meridiano con la sorella, qualche momento con il nipote, l’uscita intorno alle ore 14.00, un caffè al centro commerciale “Coop”, spostamenti sempre a piedi non disponendo l’uomo di un’auto. Infine, forse un avvistamento in direzione Gordola, e già lì si resta al “forse”.

Ben indicano, alla Polcantonale, in una postilla: questo è il tipico caso in cui si evidenzia “l’importanza della raccolta del maggior numero (possibile) di informazioni al momento della scomparsa (di una persona)”, in modo che sia costruito un “dossier ante mortem” da compararsi eventualmente, anche a distanza di molti anni, con quanto sia scoperto e documentato in un “dossier post mortem”. Per il “Cica”, ora, quei due “dossier” coincidono; fuori dalle pagine non manca altro che un congedo in cui si spenderà l’ultima lacrima. Almeno l’abbiamo ritrovato, ecco.