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Visti & rivisti / Interlocutori così, manco in un programma satirico…

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Serataccia in casa Rsi catodica, ieri, martedì 17 marzo. Prima, nel contesto di un servizio giornalistico con esterna sulla questione Covid-19 e sulle profilassi adottabili, immagine e voce dati ad un soggetto non propriamente giovanissimo e che della calda raccomandazione a stare a casa, per essere semplici in trascrizione, semplicente s’impipa (santa pace, e lo si dice a chi si occupò del montaggio: un messaggio di tal genere è deleterio, c’è di mezzo non un’opinione sulla miglior squadra nell’hockey ma la pelle del prossimo ed anche del soggetto di cui dicesi, ergo o si taglia e non si va in onda o si contraddice a toni anche pesanti. L’opinione di un “fatalista” di tal natura vale quanto i concetti scientifici di un terrapiattista). Poi, in un programma che si chiama “Borotalk” e che ha gli stessi difetti del precedente “Linea rossa” (per i pregi, consultare l’ultimo rapporto del Consiglio del pubblico in casa Corsi…), lo spazio dedicato ad una tizia che, forse per sentirsi un po’ Chiara Ferragni, si definisce “influencer” e che ad ogni comparsata in video spara una cretinata (com’era quella della volta scorsa? Ah, vero: in Ticino non esisterebbero persone povere. Come è stata quella di oggi? Soprassediamo per non inacidirci esofago e lingua). Per dirla in breve: la libertà di espressione è un diritto, ma certi interlocutori non dovrebbero accedere all’antenna nemmeno quali vittime designate in una “candid camera” da programma satirico. E siamo d’accordo, sì: non c’è bisogno di una spiegazione.