Da terrore puro l’esperienza di un parapendista – età e nazionalità non rese note – che operatori della “Rega” hanno recuperato e messo in salvo nel pomeriggio di ieri, venerdì 7 marzo, dando esito positivo all’intervento compiuto su una parete rocciosa a quota 2’300 metri circa in Alta ValleMaggia, in prossimità del Pizzo Malora, tra la località Fontana e la zona del Piano di Peccia, territorio comunale di Lavizzara: mentre stava effettuando un volo ad un’altitudine di circa 2’700 metri, essendosi staccato poco prima delle ore 11.00 dalla zona di Cimetta e trovandosi ormai nella fase di rientro, in un momento imprecisato prima delle ore 15.00 l’uomo si è trovato in serie difficoltà causa improvvisa chiusura della sua vela e conseguente perdita di quota, ma è riuscito a rimediare azionando la vela di emergenza ed iniziando a planare; purtroppo, in direzione di una parete rocciosa innevata e contro uno sperone della quale la vela stessa si è incastrata. In tale situazione, cioè a vela bloccata e con il pilota letteralmente appeso cioè bloccato (nessuna possibilità di liberarsi e nemmeno di spostarsi o di muoversi in sicurezza) oltre che proteso sopra un pendio dalla particolare ripidità, almeno la buona sorte dell’aggancio ad una cella telefonica per la chiamata di emergenza; a questo punto il primo intervento di un equipaggio dalla base “Rega” di Locarno-Gambarogno frazione Magadino, squadra nell’occasione rinforzata da un soccorritore specialista elicottero del “Soccorso alpino svizzero”.
Complesse e necessariamente articolate in più fasi le operazioni di assistenza. Stante il pericolo di sollevamento della vela (e di conseguente sganciamento dalla posizione, con inevitabile caduta del parapendio nel vuoto) per lo spostamento d’aria conseguente al vorticare delle pale del rotore dell’elicottero, il pilota di quest’ultimo ha optato per un atterraggio intermedio in modo da far scendere il medico e di liberare il velivolo da ogni materiale superfluo; a seguire, risalita in quota e calata del soccorritore specialista, con l’ausilio del verricello, il più vicino possibile al parapendista; poi ancoraggio alla roccia, aggancio del parapendista, richiamo dell’elicottero nel frattempo allontanatosi per evitare influenze sull’intervento e risalita in coppia, cioè soccorritore ed assistito, sempre grazie all’uso del verricello. Infine, deposito nell’area in cui si trovava il medico e prima visita dalla quale è risultato che il parapendista era rimasto illeso. Nella foto, una fase dell’intervento; altre immagini sulla nostra pagina “Facebook”.