Home CONFINE Fine della “pochade”: stanata la donna barricatasi in auto sulla frontiera

Fine della “pochade”: stanata la donna barricatasi in auto sulla frontiera

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 22.23) Avete presenti i secessionisti in stile “Nationalist movement”, quelli che rivendicano una “Repubblica del Texas” indipendente dagli Stati Uniti traendo spunto storico da una presunta mancata adesione? Ecco, adesso tornate con la mente a latitudini, longitudini e luoghi a noi più consoni. Un’azione di protesta stile “Non riconosco la vostra autorità” è difatti andata in scena oggi, sul punto di valico a Lavena-Ponte Tresa (Varese) verso Tresa, nelle forme del monologo interpretato dalla conducente di un’auto in uscita dal territorio italiano: qui, con vera e propria replica – in sedicesimo – del sovranismo libertario, la donna si è rifiutata di mostrare di documenti agli uomini della Guardia di finanza in ordinario presidio del punto di transito e, su reiterazione della richiesta (con le buone, non sia mai che…), facendo metaforicamente marameo ed anzi chiudendosi ermeticamente all’interno dell’abitacolo, e lì rimanendo. Non per 10 secondi o per 20 o per un minuto; ancora alle ore 19.00 circa la situazione restava quella delle ore 8.00, totale “impasse”, follia da teatro ioneschiano seguita con attenzione anche dagli operatori dell’Ufficio federale dogana-sicurezza confini.

All’intorno, oltre ai curiosi, anche agenti della Polizia locale cui via via si erano aggiunti effettivi di altre forze dell’ordine, operatori sanitari con un’ambulanza della “Sos Tre valli” da Cunardo, una squadra di Vigili del fuoco ed autorità politiche locali; stante la determinazione dell’… autoassediata a non passare a più miti consigli ossia rifiutandosi la donna di “arrendersi” (anzi: in supporto era nel frattempo giunta una nipote, potete immaginare che cosa avvenga quando un paradosso si somma ad un paradosso), proprio ad alcuni elementi della Guardia di finanza – previa autorizzazione del magistrato di turno – è spettato l’onere di bussare per l’ennesima volta ai finestrini dell’auto sempre ferma negli spazi doganali e di procedere all’estrusione della donna stessa dall’abitacolo, azione di forza ormai necessaria e non più rinviabile. Per la donna, forse e senza forse, in vista anche qualche strascico giudiziario sia per la resistenza a pubblico ufficiale sia per il pregiudizio causato ad attività di sicurezza. Ma forse, e pur sotto licenza dell’“Affaire à suivre”, avantutto servirà una visita in ospedale e, sulla scia, una raccomandazione al trattamento sanitario obbligatorio.