Ai tempi, e si parla di quattr’anni or sono, la vicenda fece scalpore: non tanto per il furto in sé, quanto per il metodo con cui esso venne perpetrato, in pratica senza soluzione di continuità fra il 2014 ed il 2015, una stecca di sigarette dopo l’altra; e fece sparire un controvalore di mezzo milione di franchi – fatti ammessi, tra l’altro – la donna che, da già dipendente di una stazione di servizio a Manno, è stata oggi condannata ad una pena irrilevante, vale a dire la detenzione per 24 mesi ma con la sospensione condizionale per due anni. Confermato in aula il sistema adottato dalla donna, ora 42enne, e dai complici: materiale “sfilato”, materiale rivenduto. In precedenti contesti giudiziari, anche gli altri soggetti coinvolti sono stati condannati a pene dalla rilevanza minore.