Fuori, i capi (di abbigliamento) arrivavano ai clienti a prezzi da “griffe”, perché appunto prodotti per una clientela di fascia alta e regolarmente venduti nei negozi. Fuori, i capi (dell’impresa) stavano dietro le quinte, uno quale titolare dell’attività e probabilmente altri da individuarsi quali suoi sodali. Dentro, invece, i capi (di bestiame, per metafora: absit iniuria verbis, come bestiame gli operai erano trattati) erano costretti a lavorare a condizioni economiche da basso caporalato, in precaria situazione igienico-ambientale, con orari all’antitesi di qualsivoglia forma etica del lavoro; sfruttati anche perché, in gran parte dei casi, nell’impossibilità di agire in modo diverso. Esito per certi versi clamoroso ha avuto il “Blitz” portato a termine nelle scorse ore da effettivi della Guardia di finanza in Busto Arsizio (Varese) per l’accertamento della situazione in essere all’interno di un capannone di via Gaetano Aspesi a Samarate (Varese) frazione San Macario: qui, per una media di otto euro il pezzo e dunque al rapporto di uno a 50 rispetto alla media dell’articolo commercializzato, personale cinese lavorava e viveva; l’attività industriale esisteva da soli tre mesi, a Torino la sede legale facente perno su un 52enne cinese, di Samarate invece la 43enne proprietaria del complesso in cui l’opificio era stato realizzato ed attrezzato.
Una dozzina gli addetti trovati sul posto di lavoro; tra questi vari clandestini, vari soggetti non registrati e dunque in “nero”, vari minorenni circa i quali, come minimo, s’ha da riferire l’alloggio senza autorizzazione al pari di quanto contestato agli adulti. L’azienda è stata ovviamente chiusa; a carico della proprietaria dell’immobile è scattata, in prima istanza, la denuncia per abusivismo edilizio; il titolare dell’attività sarà chiamato a rispondere di una congerie di reati tra cui le violazioni in materia di disciplina del lavoro e della salute sul posto di lavoro, il caporalato, lo sfruttamento della manodopera clandestina, l’ospitalità a manodopera clandestina. Al vaglio delle autorità sono le posizioni dei 12 cittadini cinesi presenti nella struttura al momento del controllo; affidamento ai Servizi sociali del Comune di Samarate per quanto riguarda i minorenni.