Solita storia: appuntamento per trattare una compravendita, a fianco ecco spuntare la richiesta di approfittare dell’occasione per convertire denaro in beni materiali “portabili” (e che cosa è meglio dei lingottini?), rapido giro di mani ed il prodotto vero viene pagato con denaro falso, poi esfiltrazione che di solito fa rima con ciaone. Non così è andata a due truffatrici, etnia non dichiarata nella nota-stampa di fonte Polcantonale, finite in manette giusto giusto ieri in territorio comunale di Collina d’Oro frazione Gentilino su ordinario fermo in straordinario dispositivo di ricerca attivato: manette all’istante, addebito primario per truffa aggravata, in subordine furto aggravato, come da frontespizio del “dossier” nelle mani del procuratore pubblico Zaccaria Akbas.
Alla classificazione per futura memoria, nella circostanza è stato perpetrato un “rip deal” che, tralasciandosi la traduzione secondo vocabolario, vuol dire questo: uno fa l’affare (da ladro), l’altro si metta l’animo in pace (rip) perché i quattrini volano lontano prima ancora che ci s’accorga dell’esser stati vittime anziché sagaci contraenti. Le due donne, 34 anni entrambe stando ai documenti, cittadine croate con residenza l’una in Italia e l’altra in Germania, presumibilmente in concorso con complici di sesso maschile avevano infatti studiato un pianetto di quelli in cui concorrono la distruzione delle prove e la distrazione delle masse: presa di contatto nel segno della discrezione e della riservatezza con un cittadino confederato che su vari siti InterNet aveva pubblicato l’inserzione per la vendita di una proprietà immobiliare all’estero; circuizione della controparte con domande, manifestazione di interesse, magari un momentaneo passo di lato, richiesta di acquisizione di notizie utili e di materiali ma sistemeremo il tutto appena avremo avuto modo di vederci, no?; nel frattempo, Lei che è svizzero ed è comodo, ci verrebbe incontro con quest’altra nostra esigenza, comperiamo l’oro che è più maneggevole e più sicuro delle banconote, oggidì? Tutto ciò nel preliminare; poi, incontro a Locarno, in una struttura alberghiera, finesse des finesses si presentano due donne che davvero riuscirebbero a farsi passare per ricche ed annoiate ereditiere in cerca di una villa somewhere abroad, trattiamo noi su tutto, se Lei ha l’oro noi abbiamo i franchi svizzeri qui, a paccate.
Sarebbe questo, nelle intenzioni delle criminali e di coloro che le fiancheggiano, l’atto conclusivo dell’operazione; scambiare denaro (che è falso, fatte salve le prime banconote in cima ad un paio di mazzette) per oro (che è vero, titolato e marchiato), ché la proprietà immobiliare improvvisamente passa in secondo piano nella conversazione, nel frattempo mettiamo a posto la questione dei quattrini e dei metalli preziosi. Accade infatti, come nella miglior tradizione del peggior “rip deal” raccontatoci in celluloide, che le due non particolarmente distinte truffatrici si alzino dalla poltrona con una scusa, e sarà stato l’andare alla “toilette” o a prendere un bicchier d’acqua per la pastiglina contro queste ignobili cefalee di stagione, e d’improvviso indossino pelliccia da lepre tanto diventano veloci nello svanire. Fuga in auto, una volta preso l’oro e rifilata la paccottiglia del denaro buono solo per accendere il camino, ma non verso uno dei valichi più vicini: tanto che, sull’allerta lanciata dalla vittima del raggiro, l’intercettazione del veicolo ha luogo per l’appunto in pieno Luganese, dal colpo al fermo saranno passati 25 minuti a farla grossa. Di chi stava nelle retrovie della truffa, al momento, nulla si sa per via ufficiale; ma non disperiamo, qualcuno parlerà.