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Quattro morti, 1’301 contagi. Covid-19 in Ticino, altro che fine pandemia

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 10.50) Due anni or sono, come oggi, a distanza di una quindicina di giorni dalla conferma della prima positività al “Coronavirus” nel territorio, sul Ticino calò la notizia di un decesso causa Covid-19; meglio, per Covid-19 in concorso con precedenti patologie, un “mantra” che fu recitato per settimane e settimane, in ogni dove. Due anni dopo, tre ondate alle spalle ed una quarta in corso, si è di nuovo costretti ad interrogarsi sulla veridicità dell’assunto secondo cui saremmo sulla coda della pandemia a sua volta in fase di conversione in endemia e, al netto di ogni altra considerazione, in qualcosa con cui convivere: si convive, infatti, con ciò che arreca un danno collaterale – e, di massima, rimediabile – quale massima conseguenza negativa. Perché le cifre, in modo insistente, affermano cose diverse, di 24 ore in 24 ore, da oltre una settimana a questa parte; e, per di più, sia dal fronte aperto sia dai contesti per loro natura protetti (o, almeno, meglio protetti in quanto separati da una linea di sicurezza).

Prima evidenza, le vittime: d’un colpo, altre quattro, per un totale di 1’139 dall’inizio del computo, ovvero 144 nel contesto della fase corrente; due su quattro, come emerge dall’incrocio con i dati proventi dal sistema “Adicasi” che rappresenta i 69 istituti per anziani, erano per l’appunto ospiti di residenze, il che porta a 408 i decessi sicuramente attribuiti al Covid-19 in tale àmbito (1’812 i decessi contestuali che figurano invece sotto la colonna dei casi non riferiti al Covid-19). Seconda evidenza, i nuovi contagi: 1’301, uno ogni 66 secondi, 121’696 in totale e quindi parliamo del 35 per cento degli abitanti, ben 87’915 solo nella fase corrente; a peggioramento progressivo e quasi costante è inoltre il citato sistema delle case di riposo, dove alle 14 guarigioni dichiarate si oppongono 17 nuovi positivi per un totale di 98 persone (2.06 per cento sulla massima popolazione teorica in tale contesto) in 16 strutture su 69 (quasi un quarto sul totale, dunque). Terza evidenza, l’occupazione dei posti-letto in ospedali: 88 oggi come ieri, 85 ed 86 nei due giorni precedenti, ma soltanto 61 venerdì scorso; 81 i ricoverati in reparti di terapie ordinarie, sette gli ospiti di reparti di terapie intensive.

A ciò, a tutto ciò si contrappone un mero fatto: la campagna vaccinale, checché taluni raccontino, è ferma, o ridotta a rivoli che portano poca acqua: trattamento di base al solito 72.2 per cento degli aventi diritto, “booster” al 45.8 per cento della popolazione, 670’573 le dosi somministrate.