Nessuno, nemmeno tra i fautori dello “Stammi a distanza d’un miglio”, si sente di affermare che l’indossare quella mascherina costituisce motivo di piacere; e tuttavia, obtorto collo e magari senza convinzione, si accetta di far uso dello strumento di autotortura, almeno quando si è a bordo di un mezzo pubblico di trasporto. Domanda: a chi il compito – diciamo meglio: l’onere, la rottura di scatole, ma pur sempre un atto dovuto – di esercitare il controllo sui viaggiatori nel caso qualcuno faccia lo gnorri o esprima manifestamente la contrarietà? A chi sono deputati i controlli, per esempio sul glorioso “315” delle Fart tra Locarno ed il profondo della ValleMaggia, dove giust’appunto questo pomeriggio parte del turistame sembrava dimentico dell’obbligo, e forse fra gli avventizi allignava anche qualche territoriale? E quando hanno mai luogo, questi controlli, sì che s’abbia modo di fotografare non i reprobi ma i verificatori, ed eventualmente sanzionatori? O bisogna rassegnarsi al “Nulla lex”, con tutto quel che segue? (In immagine, sotto i pixel c’è un bimbo, che non c’entra. La donna a fianco, invece, c’entra eccome).