Il 62enne zugano Martin Pfister, per qualche verso a sorpresa dal momento che favorito era invece il 58enne sangallese Markus Vinzenz Ritter, è stato ammesso oggi in Consiglio federale quale nuovo membro – il 123.o in ordine di tempo – al posto della 63enne vallesana Viola Patricia Amherd, dimissionaria ed in uscita dalla stanza dei bottoni a Berna dopo sei anni di quasi totale anonimato. Nel prefigurato testa-a-testa fra i due esponenti neocentristi giàp, essendo il seggio non contestato da altre sponde politiche, sufficienti due tornate di votazioni: primo passaggio, Markus Ritter inchiodato a quota 105 schede, Martin Pfister a sfiorare il colpo con 122 consensi (ne sarebbero serviti 123), 18 le disperse; secondo passaggio, Markus Ritter in ascesa a 110 voti, Martin Pfister volante su quota 134, un disperso. Da Martin Pfister il discorso in tedesco con un paragrafetto di tre righe in francese più sole sei parole (“Onorevole presidente del Consiglio degli Stati”) in italiano; in calce, il ringraziamento all’avversario per una sfida “molto accesa, ma sotto il segno del “fair-play”; grazie, Markus”.
L’opzione pro-Martin Pfister – laurea in storia, sposato, quattro figli, sino ad ora (dal 2016) in carica quale consigliere di Stato nel Canton Zugo – è di fatto in clonazione di un pensiero politico orientato a sinistra, filoeuropeista e pro-Alleanza atlantica, in ciò a ricalco delle posizioni di Viola Amherd che, secondo prassi, si è congedata stamane dagli ormai ex-colleghi e dall’Assemblea federale. Nell’Esecutivo federale, ora, cinque uomini e due donne (dal precedente quattro a tre; l’unico caso di maggioranza numerica femminile maturò fra il 2010 ed il 2011 con la compresenza di Micheline Calmy-Rey, Doris Leuthard, Simonetta Sommaruga ed Eveline Widmer-Schlumpf); invariati i rapporti per credo (cattolica lasca Viola Amherd, cattolico lasco Martin Pfister).