Nel promulgare quanto disposto in sede curiale a Lugano sulla celebrazione delle sante Messe (ovvero sulla… non-celebrazione, stante quel che si sa e che si prova a fare per ridurre i rischi covidiani), il solerte collega gestore dell’ufficio-stampa ci rese edotti l’altr’ieri circa i tempi di protrazione dell’assenza di liturgie. Con firma di monsignor Nicola Zanini vicario generale consta pertanto che di Eucarestia non s’avrebbe più da parlare almeno “fino a domenica 8 giugno 2020 compresa”, e la cosa costituisce doppio problema: da una parte, perché dopo Pasqua ci si scolla anche da Ascensione e Pentecoste, sicché se tutto va bene (ma deve proprio andar bene tanto) il primo “momento forte” dell’anno verrà con il Corpus Domini, e lo spirito potrebbe risentirne; da un’altra, perché ci risulta ancora che a giugno sia domenica il giorno 7 e non l’8. O che in Curia, con tutta ‘sta forzata rivoluzione nel “coram populo” dell’anno liturgico, si siano messi di buzzo buono a cambiare anche il calendario gregoriano?