Bravissimi, i vertici della “Posta svizzera Sa”, nello svincolarsi dai compiti affidati; a questione coronavirale chiusa, tra l’altro, sarà anche il caso di ridiscutere da zero gli effetti delle chiusure delle filiali di paese e l’assegnazione di funzioni essenziali alle cosiddette “agenzie” (che, trovandosi magari allocate in un negozio da filiera non prioritaria, tuttora sono fuori attività). Bravissimi, soprattutto, nel preoccuparsi di assegnare responsabilità al prossimo. Putacaso che nel tuo borghetto vallerano sia stato implementato di fresco lo stradario ed abbia avuto luogo una redistribuzione dei numeri civici: ecco che dai vertici della già Regìa federale ti arriva un antipatico foglietto con varie pretese e tutte a tuo carico, tipo l’obbligo di avvertire “familiari, “partner” commerciali, banche, assicurazioni, servizio giornali in abbonamento, case di spedizione ed altri corrispondenti” ed anche i meri “conoscenti” circa l’avvenuto cambiamento di indirizzo (che tu, cittadino, non hai né richiesto né sollecitato). Ma tranquilli, non è il caso di perdere il sonno e di affrettarsi: all’ultimo paragrafo del messaggio concepito a metà tra l’intimidatorio e lo scaricabarilesco c’è la sorpresa: il recapito degli invii “riportatni un indirizzo diverso da quello ufficialmente valido” non sarà più possibile “a partire da…” un certo e preciso tempo sul calendario. Sì: “A partire dal 2025…”.