Dalla possibile celebrazione di un successo che mancava dal 2012 (5-3, ma in amichevole) al dover fare i conti con un pareggio, 1-1, su cui alla vigilia Murat Yakin selezionatore della Rossocrociazia pedatoria avrebbe messo la firma, benché alla vigilia fossero stati annunciati propositi bellicosi; accade così che, pur buscando el levante por el poniente e per meglio dire buscando un goal quando ormai si era fatta bocca buona alla vittoria sulla Germania, dopo il terzo ed ultimo turno del girone “A” agli Europei 2024 registrasi la qualificazione di Yann Sommer e compagni con un secondo posto di gruppo, una vinta più due pareggiate e sarebbero state tre vinte; tutt’altro spirito e tutt’altra garra, ad ogni modo, qui rispetto all’analogo 1-1 contro la Scozia, nel fra*ttempo finita straultima causa goal-vittoria degli ungheresi suoi avversari al minuto 100 su 100 (100, cioè 10 oltre i regolamentari). Le reti: 28.o, Dan Ndoye, 1-0; 92.o, Niclas Füllkrug, 1-1. Gli altri risultati: Germania-Scozia 5-1; Rossocrociazia-Ungheria 3-1; Germania-Ungheria 2-0, Rossocrociazia-Scozia 1-1; Scozia-Ungheria 0-1. La classifica finale del gruppo “A”: Germania 7 punti (differenza-reti, più sei); Svizzera 5 (differenza-reti, più due); Ungheria 3 (differenza-reti, meno tre); Scozia 1 (differenza-reti, meno cinque). Qui la cronaca a modo nostro.
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Partiamo con il simpaticissimo ripassino di storia: la Rossocrociazia non vince contro la Germania, in Germania ed anzi accadde proprio a Francoforte con un 3-1, dal novembre 1956. Giusto giusto un ricordino per non essere scaramantici, neh.
Fabian Rieder batte un calcio d’angolo. Nel senso che prende l’angolo proprio a pedate: il pallone viaggia sì e no per tre metri e si spegne su un avversario.
“Manica di Xhaka” non è argomento per sarti, ma per l’arbitro che rileva un fallo per palla su avambraccio.
Persino a Gudo, dove la squadra è stata ritirata quest’anno nel corso del campionato di Terza lega e probabilmente il giardiniere non è più passato con il falcetto, c’è un campo in condizioni migliori rispetto a quello di Francoforte.
Dopo l’“attacco a testuggine” dell’esercito romano contro i Teutoni di 2’100 anni e rotti anni addietro, come sappiamo dallo storico Valerio Anziate, ecco Armando Ceroni che in catodo introduce la “difesa armadillo” (“L’hai mai visto un armadillo quando si difende? Fa pruuf, e si chiude”) nella resistenza ai Teutoni d’oggidì.
Dan Ndoye (pronunzia: Ndòi) si accentra e perde la palla per la terza volta di fila. Ma Ndoye vai.
Cross di Kroos, che piacerebbe tanto al Crüs ma che sulla carriera si appresta a mettere una croce (no, anche su questa non paghiamo un ghello all’autore).
Goal-sabongia dei germanici; controllino Var, annullamento per fallo precedente. Yann Sommer è come Paul Newman: lassù qualcuno lo ama.
28.o, Dan Ndoye segna bruciando il difensore diretto. 30.o, Dan Ndoye spara un diagonale sfiorando il raddoppio. La Rossocrociazia, a questo punto, sarebbe prima nel girone, davanti d’un punto alla Germania che è padrona di casa. Lasà giò düü ghèi? Non oggi, credono gli ottimisti. Ahiloro.
Sulla fascia destra, la Germania si affida agli esperimenti. Del piccolo Kimmich.
Un paio di nefandezze dei suoi a centrocampo ed ecco che Julian Nagelsmann, allenatore della Germania, butta fuori lo sguardo del chirurgo plastico cui si sia rivolta una centenaria con ambizioni da ventenne: per risolvere certi problemi serve non uno specialista, ma lo stregone del villaggio.
Michel Aebischer chiama palla per buone cinque volte e per buone cinque volte viene ignorato nonostante si sbracci a ripetizione. Per il post-carriera calcistica, lavoro assicurato in “Prosegur” alla gestione del traffico veicolare in corrispondenza dei cantieri.
Sempre a proposito di Aebischer: per tre volte fa sparire la palla dai piedi degli avversari con interventi precisi in stile “butterfly”. Sicuri che fosse il Michel del calcio, e non il David dell’hockey?
Basta che si osservino le sue veroniche a ripetizione, anche sulla medesima mattonella di terreno, e si capisce che Zeki Amdouni ha un futuro luminoso. Se non nel calcio, come trivella.
Due volte buttato nel cesso il raddoppio, e quando la Rossocrociazia segna effettivamente (82.o, Ruben Vargas) si alza una bandierina per via del fuorigioco. Sul divano si appoggia una civetta menagramo che fa menzione di un proverbio noto a chi di calcio sa. La civetta ci prenderà in pieno.
Sullo scadere del secondo di quattro minuti concessi come recupero, testatina di Niclas Füllkrug fresco di ingresso ed è 1-1. In traduzione a senso, ma proprio per farla maccheronica, “Füllkrug” potrebbe stare ad indicare il tizio che riempie i boccali. Di sicuro quelli della sua tifoseria. Prosit, ad ogni modo.
Finisce pari perché esiste la mano invisibile. Peccato: con un arbitro come questo per altre 10 partite, la Rossocrociazia diventerebbe campionessa europea e mondiale e trionferebbe anche nella Superlega di Alpha Centauri. Anche giocando ad 11 contro 22, ché non farebbe differenza.
Uscendo dal campo, ed il labiale è inequivocabile, l’arbitro Daniele Orsato spara un “Vaffa” dalle proporzioni sesquipedali. Il bello è che non si ha un’idea precisa del destinatario. Meglio: noi no, ma il destinatario ha capito di sicuro.
Agli ottavi di finale, così come si è messa, potrebbe esserci l’accoppiamento Rossocrociazia-Tricoloria. Di fatto decretato da un arbitro italiano che l’anno scorso, venendo in visita a Massagno per un incontro con i giovani colleghi ticinesi, parlò benissimo della Svizzera come nazione.
Agli ottavi di finale, così come si è messa, potrebbe esserci l’accoppiamento Rossocrociazia-Tricoloria. Che Dio ce la mandi buona, dicesi da questa parte. Che Dio ce la mandi buona, replicano dall’altra parte.