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Calcio Dna / Witzig, ma non per noi: Lugano kappaò, sogni incrinati

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Non cade il mondo, quando si perde e quando si spezza una serie; eppure un pezzo di cielo si è abbattuto, stasera in quel di Cornaredo, sul Lugano pedatorio. All’esordio nella “poule” per il titolo del calcio di massima serie, reduci com’era da otto vittorie ed un pareggio in campionato più due successi in Coppa Svizzera sicché si trovano nella finale di quest’ultima competizione e fra quattro settimane se la vedranno con il Servette, i bianconeri hanno steccato contro un San Gallo che veniva dallo 0-3 negli ultimi confronti e che, in materia di successo finale, nulla aveva prima e poco ha adesso (ma c’è di mezzo un biglietto per le coppe europee, e le coppe, diversamente da quel che dicono i semi delle carte napoletane, sono denari). Come si suol dire: non è per la sconfitta in sé, è per una questione di principio; avendo voluto credere nell’impresa delle imprese, volendosi tuttora sperare che questo sia l’anno del miracolo, i tre punti erano un “must” ed invece si sono tradotti – vediamo se ci viene in mente una rima utile: trovata -, si sono tradotti, dicevamo, in “dust”. Polvere, ecco.

Non si starà a dire che il Lugano è parso attanagliato, per un tempo almeno, dalla paura di osare; sarebbe ingeneroso. Non si racconterà nemmeno del fatto che, quando si becca il goal decisivo (autore Christian Witzig; ma “witzig” solo per gli altri…) ad un minuto dalla fine del primo tempo, la svista è deplorevole perché si sa che quella specifica sezione della frazione di gioco è tempo in cui il tasso medio di concentrazione va in tuffo, soprattutto quando le squadre si trovino in parità. Non si starà neanche a sottilizzare – pardon, abbiamo cambiato idea: vogliamo proprio sottilizzare – circa il fatto che quel goal maturato al 44.o, sinistro su imbeccata di Chadrac Akolo, è esito di uno dei due soli tiri prodotti dagli ospiti, due di numero parlandosi di merce degna d’essere trattata su un taccuino; gente, quando deve andar male va proprio male in tutto. In altre circostanze, con le statistiche che Mattia Croci-Torti allenatore ha ora tra le mani, sarebbe finita tanti a pochi per il Lugano; stavolta, e purtroppo no, Litania più volte recitata: fa impressione il 70 per cento di possesso-palla, sono prova di un dominio territoriale i 555 passaggi completati contro 237 così come gli otto calci d’angolo conquistati contro uno; allo stringistringi conta solo quel che resta stampato sul tabellone. Al che diventa persino sterile l’elenco delle occasioni costruite, almeno tre le conclusioni ad alta densità di pericolo, peggio tuttavia il mirino non collimato in 13 occasioni tra cui anche una capocciata di Zan Celar ad un quarto d’ora dal termine, pensi al pareggio ormai sicuro ed invece la sfera schizza via, e che diamine.

Ma guai ad abbassare la guardia, adesso; guai a pensare che tutto sia finito. Aspettiamo: vero è che, nel trittico di testa, il Lugano si ritrova ora nel ruolo di vagone di coda, essendosi nel frattempo il Servette imposto (2-1) sul Winterthur; putacaso che domani lo Youngboys caschi malamente a Zurigo, perché ovviamente sullo Youngboys si sta facendo la corsa, ed il cuore tornerà a battere. Dai, non provate nemmeno a dirci che la benzina è finita…

La classifica (poule titolo) – Youngboys 65 punti; Servette 60; Lugano 59; San Gallo 53; Winterthur 49; Zurigo 48 (Youngboys, Zurigo una partita in meno).