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A margine / Una Gastromenzione (una) per i paria. Eh, ci vuole stomaco…

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Forse perché colti da uno scrupolo di coscienza, forse perché colpiti da improvvisa ma non improvvida resipiscenza, forse – più probabile – perché sferzati dalla polemica montante dopo il pronunciamento unilaterale propresidenziale in tema elettorale, alla “GastroTicino” tentano di rimediare e di correre ai ripari, per quel che tardivamente sia ancora possibile, in modo da cercar di schivare l’oliva ossia di sembrare meno autocratici, meno monocratici e meno monolitici nella conduzione degli spiccioli di campagna per le Cantonali. E come? Ohibò: proprio nell’approssimarsi della scadenza e difatti mancano poche ore alla chiusura delle urne, sull’area “Elezioni” del sito InterNet della federazione – e cioè in quel blocco informativo temporaneo che era e che resta presidiato dalla foto di Massimo Suter per l’appunto presidente messosi “a disposizione a favore di tutta la categoria e dell’intero Cantone” (manca solo un “Per grazia di Dio e per volontà della nazione” in spirito da legittimismo tallerayndiano) – è stato concesso spazio anche ad altri soggetti esistenti in vita.

Leggasi e leggesi tuttavia: “Ecco gli esercenti attivi (…) che sono in lista per il Gran Consiglio e che ci hanno contattato”. Pardon? Che “ci hanno contattato”? Ci state dicendo che alla “GastroTicino” nessuno, pur con tutto il tempo a disposizione dal giorno del deposito delle liste per i singoli partiti e meglio dalla vidimazione di tali liste, si era messo a spulciare elenco dopo elenco allo scopo di evidenziare gli appartenenti alla “GastroTicino” o, più in generale, alle categorie rappresentate, vale a dire albergatori ed esercenti? Ne sarebbe uscito un bel pacchetto di persone con cui, se proprio nel Legislativo serve un’attività lobbystica a favore del comparto (e non è detto; ma la rappresentanza di gruppi di interesse resta insita in una formula parlamentare composta da professionisti, e figurarsi in quella detta ancora “di milizia”…), sviluppare e costruire alleanze trasversali, contribuendo ad eventuali progetti di riforma ed ostacolando alcune ipotesi pericolosamente propugnate nelle ultime settimane (fuori di senno chi, con competenza zero in materia ed avendo frequentato i bar ed i ristoranti solo dal ruolo di bevitore di “Spritz”, teorizza un’abrogazione degli obblighi formativi propri, per dire, della Scuola esercenti). Macché: o l’operatore – sissignori, anche quello che paga i 450 franchi di quota associativa annua e che dunque “vale” quanto il presidente Massimo Suter – si attiva ed alza una manina per dire che “Ehi, ci sono anch’io, mi trovate uno strapuntino sul treno di cui Massimo Suter ha occupato prima e seconda classe, vagone-ristorante e cabina di guida?”, o nisba.

Di più: nel breve elenco, per altra scelta (di chi, poi?) che l’associato a “GastroTicino” potrebbe anche non apprezzare, senza spiegazione alcuna compaiono altri che, per quanto degnissime persone, godono di inclusione in quanto meri “partner”. Pardon? Sì: essi sono indicati come “i “partner” vicini al settore (e) con i quali collaboriamo in modo costante ed attivo”. Ci sta, in questo senso, un industriale del caffè dalla notorietà conclamata ai quattro angoli della Svizzera; ci sta un po’ meno, però, il direttore di un’azienda forestale, per il quale bisogna dedurre una correlazione di sguincio nel senso che titolare di un ristorante è la moglie del precitato; spunta poi un ingegnere in materia di sicurezza alimentare e la cui azienda svolge attività di servizio anche per la “GastroTicino” (in rapporto commerciale, dunque; è qualcosa di diverso rispetto alle conoscenze che un operatore “diretto” sa portare); quanto al nome di un costruttore edile dalle larghe vedute e dalle larghissime spese elettorali, mah, l’asserita “partnership” ci sfugge e la vicinanza… anche. Peggio la toppa del buco, direbbe qualcuno. Non è vero: almeno si ha l’attestazione di una minima apertura, seppur gestita malissimo (proprio sicuri che in candidatura al Legislativo cantonale non vi siano altri esercenti ed altri professionisti che per congruenza e per congruità siano in grado di esprimere voce autorevole?), al resto della compagine che “GastroTicino” dichiara di essere. Nientemeno che una riga con cognome e nome della persona e suo numero di matricola, pardon, di presenza in una lista di partito. Una riga in tutto a fronte delle 17 pagine dedicate a Massimo Suter sulla rivista “Réservé”, degli sproloqui sulle pagine InterNet della federazione, dell’indirizzario che è stato messo a disposizione del presidente-candidato (domande: sarebbe accaduto lo stesso se l’esercente Caio Sempronio Tizio avesse preteso di utilizzare tale indirizzario per la sua campagna elettorale? Ed a quali condizioni?), della logistica che è stata assicurata al presidente-candidato (inserimento del materiale elettorale partitico, cioè riguardante Massimo Suter in quanto esponente Plr, in buste “GastroTicino”), del cofinanziamento della campagna elettorale di Massimo Suter con risorse economiche interne ovvero essendo stato attinto il denaro dal non meglio qualificabile “fondo politico”? Equità, equità: una riga per complessive tre parole (cognome nome più “numero”), ed il numero in cifre. Una riga, e tombale, a detroncazione netta delle polemiche. Infatti: nel cimitero delle illusioni, una riga forma epitaffio.

Post scriptum – Sull’angolo del taccuino elettorale rimane inevasa una curiosità: ma è vero o non è vero che Massimo Suter, quando stava tentando la scalata al Gran Consiglio quattr’anni or sono, fece irruzione nelle aule della Scuola esercenti, a lezioni in orso, promettendo paccate di bustine di zucchero – addirittura nella misura di un cartone… – in regalo a quanti, tra gli iscritti ai corsi e già titolari di bar, fossero pronti e disposti a sostenerlo in sede elettorale? Manco fosse Achille Lauro – l’armatore e sindaco partenopeo degli Anni ’60, non il cantante romano d’oggigiorno… – ai tempi dei comizi in cui faceva distribuire una scarpa sinistra, garantendo anche la destra (per fare il paio) ad avvenuta elezione…