Niente scuse, signori: con una rimonta come la si deve intendere, e come era d’uopo contro lo Zugo che ci saluta perché promosso alle semifinali, le tre reti messe lì nell’ultimo periodo hanno avuto poco a che fare, lodevole sì lo sforzino ma ormai l’esito era scritto, sotto il peso di tre goal subiti fra il 4.48 (Jan Kovar) ed il 17.06 (Marco Müller, oggi avversario e domani compagno di squadra) passando cronologicamente per la tappa del 16.44 (Niklas Hansson) e di altri due maturati nel periodo centrale (26.18, Sven Senteler; 31.06, Fabrice Herzog). Sconfitta figlia di tante sconfitte e di una conduzione tattica orripilante (Chris McSorley, il mago? Ma chi, e di che cosa?), la quarta di fila nella stessa serie di “play-off” e ciò significa che il Lugano, all’ultim’ora del primo trimestre 2022, è fuori dalla corsa per il titolo svizzero nell’hockey di massima serie. Fuori per eliminazione in “sweep”, due kappaò a Zugo e due kappaò alla “Resega” di Porza, dove parte del pubblico ha ad ogni modo provato a farsi forza con gli applausi da giù il sipario; e più d’uno ha pensato che a salvare allenatore e dirigenza dai fischi sia stata la mozione degli affetti nel doveroso tributo ad Alessandro Chiesa, anni 35 e due mesi, da Biasca, ruolo difensore, oggi ultima partita almeno per quanto riguarda i “profi” e così se ne va il vivo racconto di 19 stagioni in massima serie, quasi 900 incontri, 45 goal e 106 assist cui dovremmo aggiungere sei punti in cadetteria (comparsate con Coira e BiascaTicino Rockets) e le escursioni giovanili in una Prima lega che era terza serie, maglia GdT1 Bellinzona. A Chiesa Alessandro uomo dai “time-out” in dialetto s’avrà però modo di innalzare peana nel tempo del “poi”; del Lugano, invece, l’“hic et nunc” è raccontabile come un autoaffondamento a bandiera già ammainata, proprio nella sera preannunciata come madre di tutte le battaglie e scaturigine dell’immancabile “remuntada”, ché dallo 0-3 si sarebbe giunti di sicuro allo spareggio e poi a vincerlo ed a passare il turno.
“Remuntada”, ma dai: essendosi predicata disciplina, prima penalità e primo goal subito, secondo giro di penalità (nel senso che ne vennero due in rapida successione) e secondo goal al passivo in condizione di tre-contro-cinque, rientro in pista a quattro-contro-cinque ed altro disco alle spalle di Niklas Schlegel. Pausa, e qual è il colpo da genio della lampada? Fuori Niklas Schlegel e dentro Thibault Fatton, cioè togliere uno che aveva solo bisogno di essere rincuorato per dare spazio al FutureBoy per l’impresa delle imprese, roba alla Igor Lucchinetti quando con l’Ambrì dovette esordire in prima squadra subentrando a Nolan Schaefer espulso e fece mirabilia nella serie dei rigori; al solo pensiero che il tagliando per uno straniero fu speso nel nome di Leland Irving, “record” di due vinte contro cinque perse nelle apparizioni in bianconero quale santo protettore della gabbia, il sangue ribolle e le bolle sanguinano, se si intende il senso dell’apofonia. Due reti subite e 0-5, situazione che allo “SportTip” avrebbero quotato a sette volte la posta, centesimo più centesimo meno. Perso tutto fuorché l’onore, in casa bianconera hanno tirato fuori almeno quanto avrebbe trasformato la “débâcle” in sconfitta appena meno che indigeribile. Nel “bailamme” delle linee rimescolate non ci si meravigli di trovare i nomi di Bernd Wolf (48.00: zero goal nelle precedenti 56 partite con il Lugano e zero in quattro presenze con i BiascaTicino Rockets in cadetteria, e qui invece sì), Luca Fazzini (50.16, conversione di un “power-play”) e Santeri Alatalo (52.10); non ci si meravigli, si intendeva dire, per sottrazione, mancando affatto dal tabellino i Troy Josephs, i Daniel Carr, i Justin Abdelkader, persino i Mark Arcobello. L’ultimo è scusabile, sugli altri un punto interrogativo.
Amen: chi deve decidere lo faccia, magari alla luce del sole, sempre se vuole e se può. Nel frattempo: Zugo avanti; FriborgoGottéron sul 3-1 ai danni del Losanna (oggi 4-1 in trasferta); BielBienne sul 3-2 dopo sarabanda corsara nella tana degli Zsc Lions (3-1 il punteggio); RapperswilJona Lakers sul 3-1 con il Davos affrancatosi almeno stavolta dalla schiavitù della sconfitta (2-0 in landa grigionese, ma è un’altra scalata senza piccozza e senza chiodi).