Minima cosa sono gli allentamenti prefigurati venerdì scorso dall’autorità politica federale, minima; ma in tempi grami, piuttosto che nulla, si prende il piuttosto. E il “piuttosto”, sul fronte dell’accoglienza, è dato al momento dal “continuare a mantenere alto l’interesse dei potenziali ospiti verso la destinazione”, che è poi questo Cantone trovatosi tra l’altro, con decorrenza da oggi, nel ruolo di “cul-de-sac” per i turisti diretti a sud ossia oltre frontiera; morale, un po’ per impegni già presi e concordati ed un po’ perché il chiamarsi fuori dal mercato sarebbe deleterio, da oggi sotto egida di “TicinoTurismo” è in corso una campagna promopubblicitaria – per quanto ridimensionata: la situazione epidemiologica non consente né lanci né rilanci in grande stile – con indirizzo ai potenziali ospiti dalla Svizzera interna e dalla Romandia. E questo è tutto il buono che vi si può raccontare; per il resto, pessimismo e fastidio, fastidio e pessimismo, preoccupazione vagante nell’etere, considerandosi il fatto che dal comparto ospitalità ben difficilmente potremo ricavare ancora – ancora: diciamo per quest’anno e per i prossimi due, la previsione non viene dall’ente ma risulta oltremodo attendibile – quel 10 per cento del prodotto interno lordo cantonale di cui si era fieri nei tempi di alta congiuntura o di fortunosa coincidenza astrale, vai a sapere (ma lo si sa eccome, volendosi. Beh, in ogni caso bisogna tirare una riga sia sui valori effettivi sia sulle chiacchiere di contorno, fine del sermoncino).
Lasciandosi al livello dei bernesi quel che ai bernesi spetta il decidere, e cioè ristori rifusioni risarcimenti crediti sostegno provvedimenti a favore dell’industria turistica “in genere”, da “TicinoTurismo” fanno sapere che qualche passo è stato compiuto con presentazione ed illustrazione di istanze ai “partner” presenti e potenziali. Spicca, in questo contesto, la richiesta formulata direttamente ai vertici dell’“Associazione Comuni ticinesi”: far garantire suolo pubblico a favore degli esercenti e degli operatori commerciali, in sostanza volendosi che sia replicata su ampia scala l’iniziativa assunta nel 2020 in seno a vari Municipi con l’ampliamento delle terrazze e senza pretesa di oneri supplementari. Ipotesi di lavoro, questa, che nella transitorietà supposta del periodo pandemico merita attenzione ed accoglimento e, soprattutto, una lettura funzionale alle peculiari esigenze locali. I tempi di reazione e di risposta, ecco, siano brevi…