Operazione prima: pagare. Operazione seconda: correre, ma più in fretta che alla svelta, verso un progetto di aggregazione che tagli la testa al toro. Un obbligo ed una raccomandazione quelli usciti oggi dalle sale del Consiglio di Stato per dare un senso al presente ed al futuro di Astano, 300 abitanti e poco più, capitale proprio ormai eroso come uno “châlet” attaccato da tre eserciti di termiti a causa dei disavanzi in serie, situazione critica, rischio evidente di autoaffossamento nel segno del dissesto finanziario. Non c’è più tempo da porsi in mezzo; e, difatti, primo provvedimento è la determinazione d’ufficio del moltiplicatore d’imposta comunale al 130 per cento per l’anno in corso. Mazzata sul contribuente? Eh, può sembrare; ma fate conto che si tratta della via in mediazione – o di una soluzione di compromesso, ancorché assunta unilateralmente… – fra il 100 per cento che era stato votato a fine maggio in sede di assemblea comunale ed il 160 per cento che sarebbe stato necessario per arrivare a chiudere in pareggio i conti 2019. Passo indietro, e per sommi capi la ricostruzione dandosi per assunti i problemi finanziari rilevati e reiterati. Della questione si chiacchiera e si parla, Bellinzona viene informata, i cittadini di Astano mormorano, unica cosa che manca sono i denari. Assemblea comunale, determinazione ordinaria al 100 per cento; a Palazzo delle Orsoline si preoccupano e sparano richiami su richiami, tre addirittura con il mero invito a procedere all’incremento del moltiplicatore di imposta secondo quanto sta scritto nella Legge organica comunale, articolo 178, capoverso numero due; precisione in questo senso si impone, dacché a stretto giro di posta (cioè decorsi infruttuosamente i termini per un’adesione “spontanea” delle autorità municipali di Astano) viene applicata la medesima Legge organica comunale, al medesimo articolo 178, ma con richiamo al capoverso numero tre. E al capoverso numero tre sta scritto che Bellinzona entra a piedi uniti sulle caviglie, applicando una norma “in vigore dal 1.o gennaio 2017 e specificata dall’articolo 29 del Regolamento sulla gestione finanziaria e sulla contabilità dei Comuni”. Per stare ai minimi comprensibili, in quattro anni è da recuperarsi il capitale proprio negativo del Comune; inoltre, l’autorità comunale è vigorosamente sollecitata a “reagire” con provvedimenti funzionali e “ben prima che il capitale proprio sia del tutto esaurito”. Insomma: o vi rimboccate le maniche, o sperate nello zio d’America parente per via di un Demarchi o di un Trezzini (ma no, Giovanni Antonio Demarchi fece fortuna e tornò; e per eventuali benefici da agnati in dinastia di Domenico Trezzini servirebbe piuttosto una mano da Vladimir Putin), o provate a campare e ad industriarvi. Un’idea che è poi l’unica che stia in piedi, a mente dell’autorità politica cantonale: essendo il problema di natura strutturale, priorità sarebbe da darsi ad un progetto di aggregazione per il quale, in verità, Bellinzona offre buoni servigi e promette incentivi procedurali. Operazione possibile? Oltre 20 anni or sono andò in scena il progetto per quel Comune che si sarebbe dovuto chiamare Medio Malcantone, ed erano nel mazzo Astano, Bedigliora, Miglieglia, Curio e Novaggio; con Marcel Ansermet buonanima nel ruolo di coordinatore, e sì che Marcel Ansermet aveva davvero buona mira, si misero all’opera Stefano Calligari e Graziano Morandi per Astano, Marco Piattini e Luca Ferretti ed Athos Simonetti per Bedigliora, Marco Marcozzi e Romano Ferretti per Miglieglia, lo stesso Marcel Ansermet e Giuseppe Giulieri per Novaggio, Gianluca Ballerini e Jean Patrick Jaccard ed Eliano Avanzini per Curio. Progetto portato alle urne, e fu una Beresina: a votare contro fu la maggioranza dei cittadini di Curio, di Novaggio e di… Astano. Era l’agosto 2004, or son quindi tre lustri. “Obtorto collo”, q ualcosa può cambiare, ora?