Come le consorelle (attrici) dell’immaginaria Kaltenthal in Baviera nei buoni 20 anni della serie tv “Um Himmels Willen”, e come le consorelle (altre attrici) di “Sister act” e di “Sister act 2” al cinema, non sono molte ma sono più scaltre del diavolo; e, soprattutto, sono suore vere, di quelle che devono affrontare la quotidianità ed i rischi in essa insiti. Straordinarie dunque le religiose che operano al “Maria ausiliatrice” in Varese, istituto scolastico paritario con sviluppo da piazza Libertà su via Monastero Vecchio e su viale Monte Rosa ed il richiamo a tale ubicazione non è privo di pertinenza, nel far individuare e nel far sgominare un’associazione a delinquere composta da almeno tre soggetti stranieri dai quali una responsabile dell’istituto stesso era stata avvicinata con falsi pretesti.
Raccontiamo. Punto primo, uno dei tre malviventi prende contatto con l’istituto e si produce nel racconto di una grazia a suo dire appena ricevuta, ché la sorella era più di là che di qua ed invece ora ci si trova di fronte alla miracolosa guarigione, e per tale fatto clamoroso egli intenderebbe ed anzi intende essere grato in modo tangibile; punto secondo, il tizio summenzionato dichiara un’immediata disponibilità a regalare all’istituto alcuni gioielli e monili in oro a lui giunti in eredità, ma che sarebbe mai l’oro di fronte alla salute ritrovata, via; punto terzo, il malvivente ci rimane maluccio quando la suora interlocutrice dice di non voler sapere di ori e di argenti e di mirre, putacaso si debba parlare anche di queste ultime. Allora, giro largo: se mi date tre o quattro vostri oggetti sacri, dice il truffatore, io prendo i gioielli e li fondo ed uso l’oro per indorare quegli oggetti in modo che essi acquisiscano maggior pregio e ve li riporto; va bene, risponde la suora, che nel frattempo – ed anche essendo sopravvenuta una richiesta supplementare per altri 10 pezzi; eggià, l’oro a disposizione era proprio tanto… – ha già parlato con le autorità di polizia, dovendo del resto solo attraversare piazza Libertà per entrare nello stabile della Questura. E così si giunge all’atto conclusivo: alla data convenuta per il nuovo incontro tra suora (e consorelle) e malfattore (cui altri due si aggiungeranno, e saranno presentati come babbo e mamma del criminale. Oh, quale tenerezza), da convitati di pietra e terzi incomodi si sono presentati i poliziotti; sorpresa grande sorpresa, i delinquenti si apprestano ad uscire ma in fondo alle scale trovano chi li accolga. Ma certo, il tempo di due chiacchiere tra amici, come no?
No, decisamente no. A parte il fatto che di oro, sugli oggetti riconsegnati dopo la “lavorazione”, non c’era nemmeno una patina fine fine fine; a parte il fatto che gli oggetti erano persino stati danneggiati, altro che intervento migliorativo; a parte il fatto che le generalità declinate, forse e senza forse, erano un tantino taroccate; a parte tutto questo, dalle indagini è emersa la mera e pura evidenza, ovvero l’intenzione del terzetto di truffare l’istituto. Per tentata truffa, dunque, la denuncia; nel frattempo, foglio di via per 36 mesi a carico del primo interlocutore delle suore, fogli di via per 24 mesi alla sedicente madre ed al sedicente padre. A buona memoria…