(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 15.29) Era più che una sensazione, per quanto come tale la si vendesse; ora è quasi una certezza, per quanto le codifiche recitino ormai male sulla scena presa dal “Coronavirus”, quale che sia di volta in volta la differente fascia di età presa di mira, quali che siano i diversi ambienti in cui il morbo si propaga, quale che sia la variante di volta in volta scoperta: il Ticino è investito dalla terza ondata della pandemia da Covid-19, i numeri tendono a salire e per l’atteso svuotamento dei reparti ospedalieri dovremo aspettare un po’ di più, contestualmente con il procedere della campagna di vaccinazione (valori ufficiali aggiornati a domenica 7 marzo: 19’162 persone a ciclo completato, 5’950 persone a sola prima dose, 44’274 dosi somministrate in tutto). Agli archivi si consegna l’ennesimo dramma, perché un paziente non ha superato il transito da ieri all’alba di oggi e dunque constano 963 decessi, cinque dunque le vittime da venerdì scorso dopo periodo caratterizzato da forte prevalenza dello zero nella casella; in impennata i nuovi casi, 94 nel volgere di 24 ore, di fatto uno ogni 15 minuti, 28’536 contagi complessivamente, e 347 dalla mezzanotte di giovedì scorso; a fronte di sei dimissioni da strutture nosocomiali, sei i nuovi ricoveri, totale 57 degenti, e di loro sette sono sottoposti a terapia intensiva. Preoccupante balzo nel tasso di contagiati – ora al 10 per cento – sul contingente giornaliero di tamponi effettuati e verificati in laboratorio (dato riferito all’altr’ieri, lunedì 8 marzo, su 484 “test”). 900 in tutto, a cifre di ieri, le persone sotto restrizione o per isolamento (349) o per quarantena (551). Incoraggiante per contro, ed è ormai una costante a comprova dell’avvenuta ancorché tardivva adozione di opportuna profilassi, la conclamata assenza di casi all’interno del sistema delle residenze per anziani.