Circolante su “Facebook”, e fatto proprio da vari referenti politici (vista la granconsigliera Lara Filippini, tra gli altri) e culturali anche in Ticino, il testo #iomivaccino quale “hashtag” della campagna di contrasto al “Coronavirus”. Molto bene, molto giusto. Agli ideatori di tale messaggio è tuttavia sfuggito il greve scarto nella “consecutio”, essendo la frase preceduta da un “Quando verrà il mio turno”; volendosi anzi essere precisi, nella protasi sarebbe stato da scriversi “Quando sarà venuto il mio turno”, e nell’apodosi “Io mi vaccinerò”. Chiudendo un occhio, concediamo tuttavia e per una volta la preminenza al (cattivo) parlato; conta il concetto, direbbero i comodisti linguistici d’oggidì. E dovrebbe contare sì, il concetto: non suona piuttosto sinistro, alle vostre orecchie, quel “Quando verrà il mio turno” che per solito leghiamo e colleghiamo ad evento non oppugnabile, cioè al momento in cui Atropo terza delle Moire s’appresta a tagliare il filo della nostra vita?