Avevano scelto un capannone industriale abbandonato, costruendo lì dentro una centrale di produzione della droga; partivano dai semi, seguivano le singole fase di maturazione avendo avuto cura di suddividere le piante per età ed arrivavano alla referenza “finita” ed imbustata. Industriali, a modo loro, essendo giunti a questo mondo dall’agricoltura. Padre 73enne, madre 68enne e figlio 46enne, tutti in doppio passaporto svizzero ed italiano e tutti con radicamento in Ticino (il figlio anche per qualche lavoro occasionale, sebbene il suo “core business” si fosse ormai stabilizzato oltreramina), sono finiti nel mirino della Polizia italiana di Stato a Varese avendo messo in piedi una filiera completa nel ramo stupefacenti, Cassano Valcuvia in provincia di Varese il fulcro, tanto e tanto lavoro per tutti. Storia di fine agosto, ma emersa solo oggi su comunicazione ufficiale, stante la complessità delle indagini svolte e portate a termine anche con riferimento agli accertamenti sulla rete distributiva.
A loro modo, quelle del terzetto erano personcine coscienziose: avevano provveduto a garantirsi una capacità di oltre 50 kiloWattora dalla rete della distribuzione elettrica (ops, con allacciamento abusivo: ma che, siamo qui a spaccare il capello?), si erano regalate una vasca da 6’000 litri, cioè una piscina, per far fronte all’eventuale penuria di acqua in periodi siccitosi; e all’interno, wow, avevano disposto luci orientate e calibrate, da manuale i livelli di temperatura e di umidità, persino una sapiente scelta delle miscele di terreno. A rigore di tecnica, indiscutibili; gli è che il Codice penale italiano, come dire?, pare poco propenso a concordare. E difatti, una volta sorpresi dalle forze dell’ordine in non casuale perquisizione successiva ad una perlustrazione successiva ad un annusamento dell’aria (eh, le infiorescenze portano odori peculiari e riconoscibili…), il 73enne ed il 46enne sono stati rapidamente associati al sistema carcerario mentre a carico della donna è scattata la denuncia a piede libero. Comprova dell’attività illecita: strumenti per la coltivazione, per la raccolta e per la lavorazione, e tra questi persino una pressa idraulica per confezionare i panetti di hascisc; piante di marijuana a varia dimensione, circa 2’200; marijuana già pronta per la consegna, circa 73 chilogrammi; hascisc in pari disponibilità, circa 1’700 grammi.
Scoperto anche un fucile a pompa non dichiarato, privo di matricola in Italia, detenuto abusivamente e dotato di munizioni bastevoli; il che pesa sul totale, ma solo per la tara ad una vicenda già complessa di suo.