Un’altra predazione di ovini da parte dei lupi – presumibilmente in branco, questa volta, a giudizio di alcuni esperti – ha avuto luogo nei giorni scorsi in Valle Rovana, zona di Bosco-Gurin, con l’esito di almeno 20 animali uccisi tra quelli che l’allevatore Marco Frigomosca aveva portato sull’alpe detta “della Corte del lupo” tra sabato e domenica. Due precedenti attacchi alle greggi dello stesso Marco Frigomosca erano stati registrati settimane addietro in prossimità di Cerentino. L’accaduto costituisce motivo di nuova preoccupazione (“ma si tratta solo di una conferma dei nostri presagi e dei nostri ripetuti allarmi sulla stagione alpestre 2022”) per i portavoce dell’“Associazione protezione territorio dai grandi predatori”, pronunciatisi in una nuova nota-stampa per le firme di Armando Donati (presidente), Sandro Rusconi (vicepresidente) e Sem Genini (segretario) e valga il virgolettato di sintesi: “Ennesima strage, già 54 i capi persi prima di questo episodio”; “Siamo inascoltati, anche dopo la dimostrazione” effettuata davanti a Palazzo delle Orsoline in Bellinzona, quando vennero scaricate 17 carogne predate; ridicoli e “paragonabili ad un sacchetto di coriandoli” come strumento di difesa “da una rapina a mano armata” sarebbero i mezzi “a disposizione per contrastare il massacro in atto nel comparto dell’allevamento alpino”.
Frontale l’attacco alle autorità federali e cantonali che, “invece di dare ascolto alle accorte raccomandazioni degli allevatori e dei loro rappresentanti, hanno preferito seguire i voli pindarici degli ambientalisti sfrenati e di coloro che inneggiavano al ritorno del predatore”; alla politica vengono peraltro contestate anche “le ingiustificabili lungaggini” precedenti all’emissione del decreto di abbattimento del lupo di Cerentino ed una sostanziale incapacità, sempre a parere degli estensori del documento, di non comprendere che i provvedimenti messi in campo sono quintessenza dell’inadeguatezza “in termini di costo, di applicabilità e di garanzia”. E si torna al solito punto ed alla solita richiesta: “Unica soluzione vera ed immediata è un intervento di abbattimento sistematico e preventivo, in modo da diminuire il numero di lupi presenti in Svizzera” ed iniziandosi con prima urgenza nelle zone in cui sono inclusi alpeggi “non ragionevolmente proteggibili” con i cosiddetti provvedimenti “passivi”; di più, con i tiri letali o di dissuasione si giungerebbe a generare vere e proprie aree “off limits”, in modo che – citazione testuale – “il predatore possa capire che il tempo dei tappeti rossi in suo onore è definitivamente tramontato”. Idem dicasi per il territorio perimetrale agli abitati, dove l’avvicinarsi “sempre più sfrontato e temerario” dei predatori va “a scàpito della serenità e della sicurezza delle persone e degli animali domestici”. Nella foto, Sem Genini.