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Covid-19: “Sonderfall”-bis per il Ticino, Berna tiene aperta la… finestra

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Grazie, o Berna, che e ché ci consenti di fare a modo nostro; a modo nostro perché forse abbiamo capito prima e meglio di altri quel che era da farsi, ed il come farlo, e quel che era da farsi abbiamo fatto. Forse non era quella l’unica via; perlomeno, era una via praticabile. E la praticheremo ancora, in difformità dal resto dell’Elvezia: la “finestra di crisi” adottata quale reazione alla pandemia da Covid-19, in Ticino, sarà estesa sino alla mezzanotte di domenica 3 maggio, mentre per gli altri in rossocrociato il prodromo della “fase due” – si consulti al capitolo “Lasciapassare per l’uscita dal gabbio” – scatterà all’ora zero di lunedì 27 aprile. Così hanno autorizzato da Palazzo federale, oggi, in subitanea risposta ad una lettera pervenuta nel pomeriggio di ieri da Bellinzona luogo Cantone sponda Esecutivo: e par si possa affermare che sono tutti contenti, sotto i merli dei castelli perché l’istanza venne accolta (non era scontato, il “Sonderfall”-bis), in zona orsi perché sono state rispettate le buone maniere e nemmeno potete immaginare quanto tengano alla forma, i “federales”, che magari ed invece non si accorgono nemmeno delle assai differenti visioni sul pregresso e sullo stato dell’arte (lasciamo da parte la politica, ma persino in àmbito sanitario sussiste una palese discrasia tra l’agire logico di Giorgio Merlani medico cantonale e le percezioni a tratti strambe di Daniel Koch delegato dell’Ufficio federale sanità pubblica…).

Quale che sia il substrato, conta l’evidenza e dall’evidenzia si acquisisce quanto segue: a) Palazzo delle Orsoline afferma il sussistere un reale, tangibile e non confutabile timore per il rischio di recrudescenza del morbo; b) Palazzo federale recepisce e riconoscere l’esistere un problema specifico in Ticino, laddove è da considerarsi una specifica situazione epidemiologica; c) la “finestra” è data tuttavia quale ultima concessione (e come tale essa era stata presentata nella missiva); d) in una scala da zero a 10 nell’allentamento delle restrizioni quale ingresso nella “fase due” ossia nell’effettiva uscita dal “lockdown”, Berna pretendeva 10 sin da lunedì ed il Ticino ha detto non zero, ma due o tre, nel senso che qualche modifica avrà luogo sia per atto diretto sia per intervento di operatori autonomi (è il caso del trasporto pubblico regionale su rotaia: su determinate tratte verrà reintrodotta la cadenza a 30 minuti anziché ogni ora, sempre con blocco a sud sulla stazione di Chiasso direzione Como e sulla fermata di Stabio direzione Varese). Quanto alle scuole, dubbio su dubbio: lo sgabbiamento sarebbe previsto/imposto per lunedì 11 maggio, ma una simile operazione in Ticino suonerebbe improvvida e finalmente, su questo, tutti sembrano d’accordo. E quindi? E quindi: ipotesi 1, rinviare ancora (a rischio di irritare Alain Berset consigliere federale; è passata a Napoleone, passerà anche a lui); ipotesi 2, aprire a scaglioni, metà allievi in aula (anche per esigenze di “distanziamento sociale”; dite poi voi, ai ragazzi, di muoversi a ranghi radi sull’afflusso alle sale e nel deflusso dalle medesime) e metà su insegnamento in modalità remota. Difficile, ma tanto.