(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 20.20) Non accadeva da 30 giorni che il numero dei contagiati da Covid-19, in Ticino, approdasse alla doppia cifra nel transito da un giorno all’alba di quello successivo; ma la cosa, come abbiamo imparato a comprendere, è non rilevante o non più rilevante a condizioni di ordinario controllo sanitario sulla situazione. Si prendono dunque i 10 nuovi casi constatati (e si ribadisce: sono di importazione o di reimportazione, non sussiste valore alcuno che induca a sospettare la presenza di nuovi focolai sul territorio cantonale) e li si colloca alle statistiche, salendo tale evidenza a 3’486 casi e verso riallineamento alla proporzione qui indicata a suo tempo quale modello matematico (un contagio ogni 100 ed una vittima ogni 1’000 residenti); ben più consolante è invece l’apprendere che i decessi restano fermi e, soprattutto, che l’ultimo ricoverato in strutture nosocomiali è stato finalmente dimesso, dunque con azzeramento effettivo della richiesta di posti-letto.
Versante confederale: abbagli da incompetenza sui fondamentali dell’aritmetica prese oggi chi urlò al “boom” di contagi (“Ben 311 in 24 ore”), dimenticandosi di riscontrare il contemporaneo e massiccio incremento nel numero di “test” effettuati (10’785, per un totale di 901’074) e dunque di calcolare la quota percentuale; 19 in più i ricoveri (4’460 in tutto), due i decessi (1’719); preoccupante è semmai la constatazione per quanto concerne l’incremento nel numero delle persone – ora 1’853 – in isolamento, con elevatissima percentuale di soggetti rientrati dall’estero così come per tale causa risultano ora 6’532 i contatti tracciati e tenuti ad osservare la quarantena; addirittura 21’546, a questo punto, gli individui posti complessivamente in quarantena dopo l’ingresso su suolo elvetico.