Home ESTERI Scomparve in giugno, ultima traccia a Mendrisio: trovato morto nel Milanese

Scomparve in giugno, ultima traccia a Mendrisio: trovato morto nel Milanese

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Sono di Pierre Fellay, 75enne cittadino svizzero abitante a Fully (Canton Vallese) ed allontanatosi dall’abitazione nella mattinata di martedì 29 giugno, i resti mortali individuati ieri mattina nel territorio comunale di Cerro al Lambro, in provincia di Milano, a distanza di circa quattro chilometri dall’uscita di Melegnano sull’autostrada A1 italiana. Il corpo ischeletrito, secondo fonti locali, si trovava all’interno di una macchia di vegetazione appena oltre il ciglio della strada ed a breve distanza da un cavalcavia ovvero sotto i piloni del viadotto “Lambro” ed è stato individuato da un addetto della società di manutenzioni “Teem SpA” (è l’azienda di gestione della “tangenziale esterna” denominata come A58) che stava transitando nella zona; sull’allarme l’intervento di effettivi dei Vigili del fuoco e di operatori delle forze dell’ordine (agenti della Polstrada da San Donato Milanese, Carabinieri della stazione di Melegnano e specialisti della Polscientifica). Ad indirizzare gli inquirenti sulla figura di Pierre Fellay – il “dossier” di prammatica, per competenza, spetta alla Procura della Repubblica italiana in Lodi – è stata una borsa contenente documenti dell’uomo. Ai primi rilievi antropometrici consterebbe la corrispondenza dei connotati tra cadavere ed informazioni disponibili. Al momento nessuna ipotesi viene esclusa circa le cause del decesso; già disposta l’autopsia sul cadavere che nel frattempo è stato trasportato all’Istituto di medicina legale in Pavia.

La scomparsa di Pierre Fellay, nato nel marzo 1946, 170 centimetri per 80 chilogrammi i connotati, era stata oggetto di un avviso di ricerca da parte dei vertici della Polcantonale vallesana già nella giornata di mercoledì 30 giugno, stante il mancato arrivo alla destinazione preannunciata ovvero una località nella Val de Bagnes. Nessuna traccia sembra aver lasciato la vettura – una “Dacia duster” targata Vs 62663, color grigio antracite – al cui volante l’uomo si era messo per raggiungere la meta, distanza una quarantina di chilometri, viaggio da tre quarti d’ora all’incirca. Di Pierre Fellay era stata fornita anche un’ampia descrizione circa abbigliamento e necessità (i farmaci per una terapia, in particolare). Fatto rilevante, e ripreso anche dagli autori della trasmissione “Chi l’ha visto?” su Raitrè (fa testo la scheda pubblicata mercoledì 7 luglio), una “segnalazione” che sarebbe stata ricevuta da Mendrisio, aspetto questo indicativo circa la direzione di movimento di Pierre Fellay verso il territorio italiano.

Quello l’ultimo indizio, poi il silenzio. E tanti misteri. Perché questo viaggio sino al Norditalia? Perché l’annuncio di un percorso che chiaramente non sarebbe stato seguito? O, se quella era l’intenzione, quale fatto intervenne per spingere l’uomo in tutt’altra direzione e sin oltre Milano? E dove è finita l’auto, tra l’altro dovendosi presumere che essa abbia percorso non soli tratti di viabilità ordinaria e che dunque i passaggi prima ad una frontiera e poi ai caselli autostradali (almeno una tra le barriere di Como-Grandate, di Milano-nord e di Melegnano per l’appunto) siano stati registrati dai rilevatori ai caselli stessi? O, come indica una pista parzialmente ricostruita, l’uomo era effettivamente giunto nella zona, era stato trovato in stato confusionale e trasferito in un ospedale nella vicina Vizzolo Predabissi, e da lì era fuggito? Possibile, questo, senza che nel frattempo le generalità dell’uomo fossero state trasmesse a chi di competenza, comprese ed anzi in primo luogo le autorità di polizia in Svizzera?