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Abusi sessuali, Gran Consiglio unanime: Chiese obbligate alla denuncia. Ma di che?

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Per odierna ed unanime decisione del Legislativo cantonale in seduta a Bellinzona, su sollecitazione giunta dagli ambienti del “Movimento per il socialismo” con iniziativa parlamentare formulata 14 mesi addietro e dandosi séguito ad un testo su cui hanno provato a lavorare di cesello – di fatto, trattasi quasi di un… controprogetto – ben sei relatori in nome della Commissione granconsiliare Costituzione-leggi, i vertici della Chiesa cattolica e della Chiesa evangelica riformata saranno prossimamente tenuti “ope legis” ad informare tempestivamente l’autorità giudiziaria circa eventuali abusi da parte di religiosi, non importa se su maggiorenni o su minorenni. Il testo proposto, e che interviene ad effettiva modifica delle norme da cui sono regolati i rapporti tra Cantone e confessioni religiose riconosciute con “status” di diritto pubblico, si fonda su un vincolo temporale (30 giorni al massimo dal momento in cui l’autorità religiosa competente apprende del caso, eventuale o conclamabile che esso sia) e su una pretesa di trasparenza che costituisca taglio netto con ogni situazione di incertezza nel passato e nel presente, a sostanziale eliminazione della “zona grigia” in cui troppo spesso, ancora in tempi non lontani, avevano goduto di indulgenza anche sacerdoti dai comportamenti antitetici all’abito indossato, al ruolo rivestito ed alla dignità di adulti senzienti.

Sei le firme sul rapporto commissionale, e così in ordine alfabetico: Omar Balli per la Lega dei Ticinesi, Lara Filippini per l’Unione democratica di Centro, Simona Genini per il Partito liberale-radicale, Daria Lepori per il Partito socialista, Gianluca Padlina per i neocentristi giàp e Giulia Petralli per i verdisti. Non sciolto il grave dubbio interpretativo – dubbio di cui si è fatto latore Norman Gobbi per il Governo – sul nodo gordiano del passaggio da semplice voce a “notitia criminis”: nella lettura cui l’intero Gran Consiglio (si sottolinea: “intero”, senza un interrogativo nel merito) ha scelto di aderire, sufficiente per far scattare la denuncia – con il citato vincolo dell’obbligatorietà – dovrebb’essere anche un solo “indizio”; espressione dagli incerti parametri, e non a caso è stato in ultimo richiamato un miglior riferimento alla nozione di “sospetto”. E per tale motivo l’applicazione è rinviata almeno ad un secondo voto dopo secondo passaggio in aula. Ci vorrà ancora un po’, e serviranno soprattutto non equivocabili fondamentali descrittivi, nell’interesse primario delle vittime, ma anche al fine di evitarsi il debordamento verso l’accettazione acritica di qualsivoglia voce, e cioè dovendosi tutelare la presunzione di innocenza della persona che sia chiamata in causa.