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Truffe, riciclaggio e droga: due nigeriani in manette

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Cosa certa: non si occupavano di un singolo affaruccio criminale, di un solo ramo di attività sconfinanti nel reato duro e puro, di una sola area di interesse delinquenziale. Sono infatti professionisti, a loro modo, i due nigeriani cui vengono contestati addebiti rilevanti, dalla truffa al riciclaggio di denaro allo spaccio di droga, dopo arresti avvenuti in due tappe distinte nel corso della giornata di sabato 17 agosto (di stamane l’informativa da ministero pubblico e vertici della Polcantonale), nel Mendrisiotto e nel Luganese i fulcri dell’operazione. Intervento non casuale ovvero non originato da controlli di “routine”, dal momento che sul primo uomo pendeva un mandato di arresto della magistratura ticinese per vari reati.

I fatti. Primo intervento, a ridosso del valico autostradale di Chiasso-Brogeda: in manette un sedicente 40enne, per l’appunto di nazionalità nigeriana, con residenza nel Luganese. Truffa e riciclaggio di denaro le contestazioni già mosse al soggetto, e qui si ricade nella necessità di spiegazioni con particolare riferimento alle cosiddette “truffe alla nigeriana” in cui vittime – “maghas”, con un termine mutuato dalla lingua yoruba – sono coloro di cui è stata in vario modo sollecitata la collaborazione al fine di portare a termine operazioni finanziarie inesistenti ma costose. Costose e dannose, nel senso che all’intermediario, per solito “agganciato” via InterNet con giri vorticosi di “e-mail”, viene chiesto di mettere a disposizione un conto corrente postale o bancario per il trasferimento di milionate di dollari solitamente provenienti – pensate un po’ quale fantasia; ma si tratta della riedizione di un giochetto che in altri contesti andava di moda sin dai primi dell’800… – da principi nigeriani, magari anche postisi a capo di una setta religiosa che sparisce da qui e ricompare là, o da famiglie cadute in disgrazia e nella necessità di trovare nuovi lidi per i propri averi; numerose le varianti al trucco, dal momento che in alcuni casi al “maghas” viene imposto l’anticipo di denaro per risolvere un intoppo burocratico e di mandarlo ad uno specifico indirizzo, in altre circostanze è il “mulo” (“money mule” l’espressione di riferimento) a doversi occupare dello spostamento di denaro entrante (ad attestarne l’arrivo viene prodotta ed inviata opportuna corrispondenza, ovviamente fittizia) con prelievi in contanti e spedizione a terzo soggetto, questione di minuti e del denaro partito non resterà traccia così come sparirà l’interlocutore per i soldi che sarebbero dovuti giungere. Logico il pensare dunque che anche il sedicente 40enne nigeriano tratto in arresto nella zona di Chiasso appartenga ad un’organizzazione ramificata, a Lagos la testa, in varie città europee la “gestione” di affari criminali compreso l’incasso di denaro dalla provenienza illecita o provento di truffa.

Da un arresto all’altro, sulla scia della vita del primo soggetto: il quale, da domiciliato nel Luganese, da casa gestiva o faceva gestire anche qualche affaruccio non pertinente di principio alla categoria dei complementari. Successivi accertamenti hanno infatti condotto alla visita dell’abitazione dell’uomo, luogo in cui è stato trovato un altro sedicente 40enne nigeriano: addosso a quest’ultimo, al momento della perquisizione personale, è stata trovata cocaina in forma di “bolas” a decine di pezzi già pronti per lo spaccio. Non un semplice “cavallo”, non un semplice operatore di retrovia per il taglio e per il confezionamento delle dosi: il secondo delinquente avrebbe operato – così nelle evidenze di indagine – per almeno due anni come distributore di droga a consumatori del territorio, capitalizzando migliaia di franchi e, come ora formalizzato dalla procuratrice pubblica Francesca Piffaretti-Lanz, anche addebiti quali infrazione aggravata (in subordine, infrazione semplice) alla Legge federale sugli stupefacenti e contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti.

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