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Cantonali 2019 / Seggi in Gran Consiglio, quanti esclusi. E senza colpa

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Ferma restando l’eventualità di verifiche e di aggiustamenti e di rinunzie, sempre considerate le ripartizioni in circondari ed aree e sempre facendosi memoria di quanti hanno scelto di non ripresentarsi (o non hanno avuto modo di farlo) pur risultando parte significativa della storia del Gran Consiglio, sufficiente un’occhiata ai subentranti per scoprire che la tornata elettorale è stata impietosa con varie figure di primo piano. Non deludenti né delusi, ma fuori da primo e da secondo subentrante in casa Plr, l’industriale Massimo Cerutti e lo sportivo Ruby Belge; appena alle loro spalle Luca Renzetti, figlio di Angelo Renzetti presidente del Lugano calcio; catastrofico (18.o posto tra i non eletti) il risultato di Massimo Suter, presidente della “GastroTicino” e finito nel mirino per la campagna condotta – come dire? – in modo assai disinvolto. E sempre a proposito di liberali-radicali: mancheranno il talento, la discrezione ed il “savoir-faire” di un Giovanni Pagani, eccome se mancheranno.

Tra i pipidini, è temporaneamente sotto ghiaccio secco (prima subentrante) la già deputata Sara Beretta Piccoli. Irrispettosa della storia della Lega dei Ticinesi l’estromissione – anche qui, posizione da prima subentrante – di Maruska Ortelli, segno della continuità dall’epoca di Giuliano Bignasca fondatore; fatto inspiegabile in sé, al netto della flessione accusata dal movimento di MonteBogliaStrasse; fuori anche Giancarlo Seitz e Felice Campana e Ivano Lurati e Daniele Casalini, non tutti propriamente dominatori dell’ambone a Palazzo delle Orsoline ma membri effettivi e, si suppone, attivi. Autentico “Sonderfall” quello dell’Unione democratica di Centro: escluso Paolo Pamini, membro del Legislativo con “LaDestra” ed in provenienza – con Sergio Morisoli – dal troppo rapidamente soppresso “think tank” che corrispondeva ad “AreaLiberale”.

Niente gloria per Franco “Chino” Denti, presidente dell’Ordine dei medici e la cui corsa in quota Udc era stata fonte di grandi aspettative ma anche di vari malumori interni; grande il dispendio di energie e di risorse, ma chiaro anche il fatto che tale candidatura non è stata metabolizzata dalla base, producendo un utile solo per le cifre del partito. E, sempre in casa Udc, non irrilevante l’affossamento di Cleto Ferrari, già collaboratore di Claudio Zali consigliere di Stato: altra non comprensibile posizione di retroguardia, per di più alla luce dell’impegno e del presidio su un territorio rilevante qual è il Gambarogno, dove in contemporanea con la battaglia per le Cantonali aveva condotto con arco e frecce l’assalto referendario al plurimilionario credito supplementare per il porto cosiddetto “regionale” in frazione San Nazzaro. Riflessione impone di constatare che due dei sette seggi, a tutti gli effetti, sono stati cannibalizzati da Piero Marchesi presidente e da Roberta Soldati, in corsa entrambi (ed il vantaggio acquisito era indubbio) nella lista unica Lega dei Ticinesi-Udc per il Governo.