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Calcio Dna / Miracoli concomitanti, Lugano “europeo” con un pari

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Nemmeno con una vittoria, stasera, il Lugano avrebbe avuto certezza di infilarsi fra qualche settimana – e da terzo in graduatoria, senza bisogno di passare per le qualificazioni – nel calcio che conta, quello delle Coppe europee; con un pareggio, quota di probabilità ridotta al di sotto del livello vitale di ossigeno. Ma proprio un pareggio rimediato a quattro minuti dal termine, e cioè tale da fissare sul 3-3 l’esito della sfida di Cornaredo con il da lungi retrocesso Grasshoppers Zurigo, è stato sufficiente ai bianconeri per chiudere sul podio una stagione pedatoria in Divisione nazionale A sul cui finale, e lo si può dire, alla squadra è tornato d’un colpo – e con gli interessi – quel capitale di fortuna che si era disperso per mesi tra pali, traverse, infortuni, tensioni, voci su presidente ticinese partente e presidente russo in entrata, ed altro ed altro; di Petar Brlek (86.o, per l’appunto) l’aggancio dopo che il Lugano, da lepre per due volte in fuga (40.o, Armando Sadiku, 1-0; 47.o, Mattia Bottani, 2-1), si era trovato nello sgradito ruolo di cacciatori (44.o, Cédric Zesiger; 62.o, Juline Ngoy; 70.o, Marco Djuricin).

Esplosione di gioia, troppo strano quel che scorreva nel frattempo sui telefonini circa l’andamento degli incontri sugli altri quattro campi, calcoli e ricalcoli a mente su piazzamenti e differenze-rete, e nel frattempo la squadra continuava a macinare (a conti della serva, 20 tiri contro sette e sette contro cinque nello specchio della porta avversaria, possesso-palla al 55 per cento del tempo, otto calci d’angolo contro due, persino il palo colto da Numa Lavanchy al 68.o per un potenziale 3-2 a favore dei padroni di casa). E tutto vero, alla fine; compresa l’invasione di campo di quelli che avevano capito ed anche di quelli che nulla avevano compreso circa l’enormità del fatto compiuto. Perché sarebbe potuta andare, e per logica sarebbe dovuta andare, in modo diverso. Lasciate da parte l’ininfluente 4-1 del Basilea sul NeuchâtelXamaxSerrières, e guardate la classifica: dietro allo Youngboys ed ai renani, quattro squadre a quota 46 punti, una a 44, una a 43; in suicidio chi sta per l’appunto a 43, cioè il Sion, battuto a domicilio (0-1, goal di Chris Kablan al 62.o), dal Thun cui per il terzo posto, alla luce dei risultati espressi dal 36.o turno, sarebbe servito almeno un 3-0; a 44 lo Zurigo, inchiodato sull’1-1 interno dal San Gallo e cioè con responso inutile per l’una e per l’altra compagine (San Gallo nel gruppetto delle quattro compagini ritrovatesi pari merito a 46 punti, ma con la peggior differenza-reti fra tutte). E qui il botto, il botto inatteso: nella trasferta a Berna, Lucerna non solo sconfitto ma addirittura travolto, ripresa devastante, 0-4 a far precipitare anche le statistiche, incredibile il timore dei lucernesi incapaci di piazzare un tiro tra i pali in 94 minuti ed incredibile il crollo dallo 0-2 allo 0-4 fra il 72.o ed il 74.o. Caduta a precipizio in un pozzo senza fondo; dal terzo al quinto posto, salvata solo la qualificazione alle Coppe europee con rientro dalla porta di servizio.

La classifica finale – Youngboys 91 punti; Basilea 71; Lugano 46 (differenza-reti, più uno); Thun 46 (meno uno); Lucerna 46 (meno cinque); San Gallo 46 (meno nove); Zurigo 44; Sion 43; NeuchâtelXamaxSerrières 37; Grasshoppers Zurigo 25.

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